8 Novembre 2023
Da qui al 2030 aumenterà sempre più la domanda di professioni tecniche e ad alta qualifica, non solamente legate all’informatica e alla tecnologia, ma anche alla cura e ai servizi legati alle persone, incluso l’orientamento, la formazione e l’inserimento socio-lavorativo. D’altra parte, la domanda calerà per i gruppi professionali a qualifica più bassa, nonché per le professioni qualificate e quelle imprenditoriali collegate ai settori a bassa crescita, come il settore primario e le industrie tradizionali.
La nuova edizione dello Studio Predittivo “Il futuro delle competenze nell’era dell’Intelligenza Artificiale”, realizzato da EY, ManpowerGroup e Sanoma ed elaborato grazie a tecniche di Intelligenza Artificiale e algoritmi di machine learning, evidenzia come la domanda di lavoro in Italia sarà in crescita per i prossimi anni. Lo scopo dello Studio è di costruire un modello predittivo della domanda di professioni e competenze in Italia da qui al 2030, con l’obiettivo di fornire a decisori pubblici, aziende e operatori dell’istruzione e della formazione gli strumenti utili a mettere in campo i giusti investimenti per affrontare al meglio opportunità e rischi che si presenteranno entro la fine del decennio.
L’Intelligenza Artificiale e la domanda di lavoro
Secondo quanto emerge dallo Studio, non si assiste ad un effetto di sostituzione del lavoro umano con l’IA. In Italia, infatti, la domanda di lavoro continuerà a crescere nei prossimi anni, ma la crescita rallenterà a partire dal 2024 e poi, in modo più significativo, dal 2027, in corrispondenza della diffusione sempre più importante dell’adoption di soluzioni di IA generativa e robotica avanzata nelle aziende. L’IA avrà un impatto negativo sulla domanda, in particolare, di profili professionali a livello di qualifica media: tecnici, conduttori d’impianti, lavoratori della logistica, chi svolge mansioni d’ufficio che hanno a che fare con la gestione dei dati.
L’IA avrà, invece, un impatto differenziale sui settori. Lo studio stima che, in Italia, la domanda di lavoro aumenterà, a causa dell’IA, in 9 settori di attività su 23: tra questi alcuni settori tecnologicamente maturi (telecomunicazioni, public utilities, chimica), ma anche settori legati alla trasformazione dei servizi e delle competenze (servizi di cura, servizi di educazione, formazione e lavoro). Tra quelli in cui si prevede che la domanda di lavoro aggregata diminuirà, si trovano settori come banche e assicurazioni, che hanno da tempo intrapreso un percorso di ristrutturazione legato all’uso delle tecnologie dei dati.
Disaggregando le previsioni formulate dal modello predittivo per le singole professioni, si nota che la crescita della domanda legata all’IA riguarderà profili molto eterogenei: ingegneri e fisici (+7%), ma anche analisti di mercato e psicologi del lavoro e della formazione (+3%). Crescerà la domanda di profili ad alto contenuto creativo (architetti, progettisti, pianificatori), ma anche le professioni legate al marketing e alle vendite (+5%). L’impatto dell’IA sulla riorganizzazione dei processi e dei modelli lavorativi sarà evidente nella crescita della domanda di professioni manageriali, come i direttori di amministrazione e finanze e gli specialisti di organizzazione (+3%).
La sostenibilità ambientale sempre più centrale
Un altro cambiamento che le imprese dovranno gestire e che avrà un impatto sul mercato del lavoro è quello della sempre maggiore importanza ricoperta dalla sostenibilità e dagli obiettivi ESG. Un ambito su cui il 94% delle organizzazioni globali ammette di non avere tutti i professionisti necessari allo scopo e il 70% si sta già muovendo per assumerli. Ci sarà quindi una crescita dei cosiddetti green jobs, cioè posizioni che richiedono competenze specifiche rispetto ai diversi settori della sostenibilità e la padronanza di un’ampia varietà di “green skills” specializzate. Tra le professioni verdi del futuro ci sono sia figure tecniche sia manager.
Anche gli “skillset”, cioè il bagaglio di competenze richieste ai lavoratori, sono in continua evoluzione. Alle professioni tecniche sarà richiesto di aumentare la varietà di competenze possedute, anche non strettamente attinenti al proprio lavoro; viceversa, alle professioni ad alta specializzazione servirà approfondire sempre di più il proprio settore di competenze. È prevista inoltre una domanda trasversale di competenze sulla sostenibilità su cui dovrà formarsi oltre il 60% dell’attuale forza lavoro. Le green skills sono quelle che permettono alle aziende di migliorare il proprio impatto ambientale, come ad esempio in materia di mitigazione dell'inquinamento, contrasto al cambiamento climatico e prevenzione dei rifiuti, bonifica ambientale, acquisti sostenibili, produzione e gestione dell'energia.
La formazione come rimedio al Talent Shortage
Un rimedio al talent shortage e al mismatch è dato dalla formazione che in prospettiva costituirà una risorsa sempre più preziosa ed efficace anche grazie alle potenzialità offerte dall’IA ad aziende ed enti di formazione. Integrando l’IA nei processi d’apprendimento sarà infatti più semplice e rapido allineare le offerte dei sistemi di istruzione alle trasformazioni costanti del mercato del lavoro. Secondo le stime, l’implementazione di soluzioni IA renderà corsi e programmi di formazione più accessibili per lavoratori e aziende, oltre a consentire un aumento dell’efficacia dell’insegnamento superiore potenziando soluzioni formative tradizionali. Un ruolo fondamentale svolgerà l’orientamento già nelle scuole secondarie, impostato in modo da consentire a studenti e famiglie di focalizzarsi sull’acquisizione di competenze e di riconoscere quali percorsi formativi e quali scelte professionali offrono maggiori opportunità di successo.
Lo studio Predittivo stima anche il mismatch in uscita dai percorsi universitari italiani. In particolare, il modello prevede che il disallineamento tra le competenze dei neolaureati italiani e i lavori di primo impiego crescerà in modo significativo nel corso del decennio, soprattutto in uscita dai percorsi STEM (tra gli altri, scienze e tecnologie agrarie, biotecnologie, scienze e tecnologie informatiche, disegno industriale) e tra i lavori di primo impiego più frequenti tra i laureati triennali (tecnici programmatori, grafici, tecnici agronomi). Questo effetto è correlato anche al fatto che mentre gli skillset delle professioni sono dinamici e cambiano velocemente, i curricoli delle classi di laurea sono meno soggetti a modifiche significative nel breve periodo. In parte, la natura della generale difficoltà di reclutamento di laureati deriva da questo disallineamento tra i tempi di cambiamento delle esigenze del mercato del lavoro e i tempi di risposta del sistema universitario.
Per scaricare il report visitare il sito www.competenze2030.it