Cosa rende un capo un bravo capo?

Il 75% delle persone che cambia lavoro lo fa perché non ha un buon rapporto con il proprio capo. Questo dato non ci sorprende tanto come dato in sé – chi non ha avuto almeno una volta nella vita un capo con cui non andava d’accordo o che non stimava per un qualsiasi motivo – quanto perché ci mette di fronte al fatto che l’umanità è per noi ancora centrale e su un tema come quello delle relazioni interpersonali non c’è automazione che tenga. 

Sto guardando appassionatamente la serie di Netflix “The Crown” che racconta la storia della Regina Elisabetta dalla sua ascesa al trono in poi. Quello che più colpisce nella vita di una giovane donna improvvisamente catapultata in un modo di etichette e doveri e scelte difficili sotto gli occhi del mondo è come la persona in questione gestisce tuta la sua rete di rapporti – da quello con il marito, la sorella, la madre, la Chiesa, Churchill, i segretari personali, il parrucchiere, il fotografo – più o meno personali, tutti professionali. Il fatto di indossare la Corona la trasforma improvvisamente nel Capo di tutti e la parte più difficile diventa proprio questa: come gestire tutte queste relazioni in modo da avere il rispetto di queste persone senza però perdere il suo lato più umano?

Ora nella vita di tutti i giorni nessuno di noi è un re o una regina ma sicuramente è il capo di qualcuno o è a capo di qualcosa, che sia un progetto singolo, un piccolo team di colleghi, una grande azienda, una famiglia.

E come si fa ad essere dei bravi capi?

Secondo Katie Heaney del magazine The Cut  il principale fattore che rende un capo un cattivo capo è il fatto che si sia ritrovato in quella posizione non tanto per merito, nel senso di un lungo percorso preparatorio a tale posizione, quanto perché doveva andare cosìcome nel caso della Regina che si ritrova incastrata in una storia già scritta prima che nascesse. In moltissime realtà aziendali accade esattamente la stessa cosa: si diventa capi perché è giusto che dopo vent’anni di servizio vada così per esempio, il che poteva anche essere condivisibile in un momento storico diverso da quello attuale in cui i lavoratori cambiano lavoro molto più velocemente e scelgono di valutare esperienze diverse proprio per crescere professionalmente e prepararsi a quel percorso difficile che magari li porterà a diventare il capo di qualcuno in un posto che fino al giorno prima non avevano nemmeno considerato.

In una puntata di “The crown” si racconta di un caso realmente accaduto in cui l’editore di un piccolo giornale inglese accusò la Regina di essere obsoleta nei modi e vecchia nei discorsi, facendo riferimento in particolare al suo intervento in una fabbrica alla periferia di Londra. 

Un attacco inaspettato che però la porta a riflettere su alcuni punti fino a quel momento indiscutibili: per esempio il fatto che i consiglieri che la circondavano non potevano andare bene per suo padre e ora per lei solo perché lo voleva la tradizione. Consiglieri che peraltro si rifiutavano di ascoltare i suggerimenti dei più giovani solo in quanto giovani o delle donne solo in quanto donne. I tempi erano cambiati e tutti necessariamente si sarebbero dovuti aggiornare per stare al passo con tale evoluzione e aprirsi al nuovo.

Il cosiddetto apprendimento continuo è un tema che si ripresenta in ogni momento storico evolutivo e ogni settore. 

Come facciamo ad essere dei bravi capi dunque?

Iniziando dal non dimenticare che ogni giorno abbiamo l’opportunità di imparare qualcosa in più e di poterla trasmettere a qualcun altro in un continuo processo di contaminazione e apprendimento.

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