Come certificato dall’Istat, novembre 2019 ha visto aumentare l’occupazione di 41 mila unità rispetto al mese precedente (+0,2%, per un totale di 23 milioni 486 mila occupati), con un tasso di occupazione che è salito al 59,4% (+0,1 punti percentuali) e questo proprio per merito della crescita del lavoro a tempo indeterminato e dell’occupazione femminile. Si pensi che è il tasso di occupazione più alto registrato dall’inizio delle serie storiche avviate nel 1977.
Vediamo nel dettaglio.
Gli occupati sono cresciuti soprattutto tra i 25-34enni e gli ultracinquantenni. In particolare, a novembre il tasso di occupazione tra gli under 24 è aumentato dello 0,4% portandosi al 28,6%. Sono aumentati, come anticipato, i dipendenti permanenti (+67 mila) a fronte di una diminuzione sia dei dipendenti a termine (-4 mila) sia degli indipendenti (-22 mila). Sono cresciute anche le persone in cerca di lavoro (+0,5%, pari a 12 mila unità in più) mentre il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,7%. Inoltre, rispetto al mese precedente, è cresciuta la domanda di laureati (18,3%) soprattutto in architettura, economia, ingegneria civile e ambientale, ingegneria elettronica e dell’informazione nonché negli indirizzi scientifici, matematici e fisici.
Ha fatto un passo in avanti anche l’occupazione femminile con 35 mila posti di lavoro in più. Anche se, su questo punto c’è ancora molto da fare. L’Italia conta, infatti, il 52,5% di occupate, un tasso decisamente inferiore alla media europea del 66,5%. Il divario occupazionale uomo – donna è di 19,8 punti, più alto della media UE di 11,5. Si pensi che in Paesi come la Finlandia o la Svezia il gap è appena di 3,5 e di 4 punti. Ma, c’è margine di miglioramento, specie se si torna a investire sui servizi. Una recente indagine di Fondazione Openpolis, infatti, ha dimostrato come in quattro regioni italiane (Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana) in cui gli asili nido e i servizi integrativi per la prima infanzia arrivano al 33%, il tasso di occupazione femminile superi il 60%. Viceversa, nelle regioni con minori servizi ci sono anche meno occupate. Questo spiega anche perché, in Italia, lavora il 58% delle donne con un figlio, mentre in Francia tale percentuale sale al 75%, in Germania al 78% e nel Regno Unito all’80%.
Ma torniamo al rassicurante posto fisso. I dati dell’Istat confermano quanto preannunciato tempo fa da un’indagine Swg secondo la quale, il tempo indeterminato è fondamentale per il 49% degli italiani, se non addirittura prioritario per un italiano su tre. Solo due italiani su dieci preferiscono lanciarsi in un’attività in proprio. E attenzione: la vera sorpresa sono i giovani. La solidità del posto fisso è ambita addirittura dall’81% degli under 24 a cui si aggiungono tre italiani su dieci che farebbero carte false per avere un impiego nel settore pubblico. Insomma, lo stile “Quo Vado” resta, anche quest’anno, di straordinaria attualità.
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