In Italia, l’inquinamento atmosferico causa 56mila morti all’anno, nel mondo 4,5 milioni. Si fa fatica a immaginare, ma l’aria inquinata ha anche un costo: si parla di 8 miliardi di dollari al giorno, 2.900 all’anno. Che vuol dire il 3,3 per cento del Pil mondiale. Numeri esorbitanti. Anche se in questi giorni di emergenza l’inquinamento sta rallentando: secondo la Bbc, che incrocia dati forniti dalla Columbia University e da altri studi compilati negli ultimi giorni, rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio, emesso per lo più dalle macchine, è diminuito del 50% come conseguenza della riduzione del traffico, in media del 35% su scala globale.
A spiegarci il costo dell’inquinamento è Greenpeace, che nel rapporto Aria tossica: il costo dei combustibili fossili, redatto da Greenpeace Southeast Asia e Crea (Centre for Research on Energy and Clean Air), valuta l’impatto che il carbone, il gas e il petrolio hanno sull’economia e sulla salute degli esseri umani. Questo rapporto, oltre a rivelare il costo dell’inquinamento atmosferico da combustibili fossili, dà anche soluzioni per proteggere la nostra salute e le nostre comunità. Si legge: «Mentre l’inquinamento atmosferico tossico è una minaccia globale, le soluzioni sono sempre più disponibili e convenienti. E molte delle soluzioni all’inquinamento atmosferico sono anche le soluzioni ai cambiamenti climatici». Greenpeace indica le energie rinnovabili e i sistemi di trasporto di massa alimentati a energia pulita come strategie fondamentali sia per diminuire l’inquinamento, sia per limitare l’aumento della temperatura globale.
«Le soluzioni esistono, tra queste un posto di primo piano c’è la transizione verso le energie rinnovabili. Occorre inoltre un contemporaneo cambio di paradigma della mobilità, puntando sul trasporto pubblico e su forme di mobilità meno impattanti. Dobbiamo considerare il costo reale dei combustibili fossili, non soltanto per il rapido peggioramento dell’emergenza climatica, ma anche per la salute delle persone», dichiara Minwoo Son, della Campagna Clean Air di Greenpeace Southeast Asia .
È sempre più evidente che l’inquinamento atmosferico danneggia le nostre economie e l’ambiente. Aumenta l’incidenza di malattie croniche e acute e contribuisce a milioni di visite in ospedale e miliardi di assenze di lavoro dovute a malattia. Si registra che i giorni di assenza dal lavoro per malattia associati all’inquinamento dell’aria sono 1,8 miliardi, con una perdita economica pari a circa 101 miliardi di dollari all’anno. Inoltre, può essere causa di parti prematuri e di casi di asma anche tra i bambini, infatti ogni anno si registrano 4 milioni di nuovi casi. Sempre nel rapporto si legge che, soprattutto nei Paesi con reddito inferiore, circa 40 mila bambini al di sotto dei 5 anni muoiono ogni anno a causa dell’esposizione di PM2,5 derivato dalla combustione di combustibili fossili. Questo dato è allarmante: secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, il numero dei decessi provocati dall’inquinamento, supera di oltre tre volte il numero di morti causate da incidenti stradali.
Federico Spadini, di Greenpeace Italia dice: «È essenziale che il governo italiano non faccia passi indietro sull’abbandono del carbone al 2025, come invece l’ultima versione del Pniec sembrerebbe suggerire. Occorre andare con coraggio e decisione verso le energie rinnovabili, abbandonando false soluzioni come il gas fossile. E anche i grandi attori privati come banche e assicurazioni devono smettere di elargire finanziamenti ai combustibili fossili».