Le startup fanno rete per aiutare nell’emergenza coronavirus

In una fase in cui ciascuno di noi è tenuto a limitare al massimo spostamenti e uscite di casa, il digitale è diventato il pilastro di molte delle attività quotidiane. E se già da tempo con i nostri dispositivi elettronici era possibile svolgere direttamente dal divano una serie di attività e commissioni, solo in queste ultime settimane stiamo esplorando e capendo a fondo le potenzialità che la rete e il digitale ci offrono. Dallo smartworking all’apprendimento a distanza, dalla spesa a domicilio alle teleconsulenze mediche, le possibilità sono teoricamente infinite.

Accanto alle grandi multinazionali tech e alle pubbliche amministrazioni, anche molte altre imprese innovative possono – nel loro settore di competenza – dare una mano per superare tutti insieme l’emergenza sanitaria. Piccole e medie imprese innovative, startup e scaleup hanno in questi mesi l’opportunità di mettere il proprio know how tecnologico a disposizione della collettività, sia delle persone sia delle aziende. E così sta avvenendo.

A tirare le fila di questa chiamata a raccolta è l’associazione Italia Startup, che rappresenta l’ecosistema italiano dell’innovazione e che già da marzo ha lanciato un’iniziativa per riunire e organizzare la variegata offerta di imprese con una forte expertise sul digitale. Obiettivo della call è arrivare a definire un database ordinato, e il più possibile completo, dell’offerta nostrana sui bisogni più importanti per la vita quotidiana della nostra collettività. Già nell’ultima settimana di marzo avevano risposto le prime 50 startup, e all’inizio di aprile è stata raggiunta quota 90, ma la call resterà aperta per tutto il periodo emergenziale e il database è in continuo aggiornamento.

Dal punto di vista pratico, l’elenco è accessibile sulla pagina dedicata ed è organizzato nei diversi ambiti di azione delle startup. I temi più chiacchierati sono senz’altro quello del delivery (sia di generi alimentari sia di farmaci o di altri prodotti), dell’e-learning e del già citato smartworking, ma non vanno scordati settori fondamentali come quello del supporto sanitario a distanza, dei servizi per le pubbliche amministrazioni, del supporto al business e di tutto ciò che può portare nella direzione della smart citizenship.

Qualche esempio più specifico? Servizi come la comunicazione per team da remoto, l’intrattenimento per bambini o il counseling psicologico online, soluzioni di intelligenza artificiale per la gestione documentale e finanziaria, consegna di pasti personalizzati o di prodotti farmaceutici per le categorie più deboli. “Ci mettiamo a disposizione del mercato e delle istituzioni – in primis della Protezione civile, dei Ministeri di competenza e di Invitalia – per portare innovazione attraverso casi concreti di startup e scaleup in grado di aiutare persone e aziende nella gestione della crisi in corso”, ha chiarito il presidente di Italia Startup Angelo Coletta. “Il nostro network, ben supportato dai tanti centri di innovazione diffusi su tutto il territorio nazionale, ha dato vita a un primo aggregato significativo di imprese innovative capace di dare sostegno alla grave emergenza in corso, che ci auguriamo di poter ampliare e consolidare in breve tempo, con il contributo di tutto l’ecosistema”.
Anche le istituzioni non ha perso tempo, e si sono mosse nella stessa direzione con due iniziative specifiche. Tramite il progetto Innova per l’Italia, le aziende, le università, le associazioni, le fondazioni e i centri di ricerca sia pubblici sia privati sono invitati a fornire il proprio contributo nell’ambito dei dispositivi per la prevenzione, la diagnostica e il monitoraggio per contrastare il diffondersi del coronavirus. E in parallelo Solidarietà digitale, sempre promossa dal Ministero dell’innovazione, rende disponibili a cittadini e imprese una serie di servizi digitali gratuiti per ridurre l’impatto socio-economico dell’emergenza sanitaria.

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