Lavoro, meno burocrazia, piani a lungo termine, giovani e ricerca. Sono questi gli ingredienti fondamentali per ripartire dopo il coronavirus. Una ripresa che potrebbe prendere le mosse proprio da Bergamo, città simbolo della pandemia ma anche cuore pulsante dell’industria manifatturiera del Paese.
È quanto emerso dall’incontro organizzato da ManpowerGroup Italia e moderato da Fulvio Giuliani, giornalista di Rtl 102,5 e Lincmagazine.it . “Progetti per ripartire. L’esempio di Bergamo: Comunità, Territorio, Industria”, questo il titolo dell’evento, ha coinvolto i principali attori del mondo produttivo della provincia orobica. Una città che da sempre si contraddistingue per la forte cultura del lavoro e che nei mesi scorsi ha visto i suoi cittadini, racconta il sindaco Giorgio Gori, “reagire con grande solidarietà. Ora dobbiamo ricostruire quello che è andato distrutto, partendo dai problemi del Paese che esistevano già prima del coronavirus: burocrazia, giustizia, risparmi, infrastrutture e lavoro”. In queste settimane la crisi sanitaria si è trasformata infatti in una crisi economica e sociale: le difficoltà delle imprese sono ricadute sui redditi delle famiglie, molte delle quali ora sono sulla soglia della povertà. “Il timore è che fra settembre e novembre la situazione, solo parzialmente lenita dalle misure del governo, possa peggiorare – aggiunge il primo cittadino di Bergamo –. La crisi grossa sarà quella della domanda, perché la gente non avrà più soldi da spendere. È il momento di andare oltre le misure assistenziali e agire a favore di lavoro e imprese, che solo riguadagnando ricchezza potranno sostenere i redditi delle famiglie”.
Per crescere servono giovani e competenze
Se il lockdown ha messo a dura prova migliaia di posti di lavoro, le previsioni sull’occupazione nei prossimi mesi annunciano un ulteriore peggioramento. Secondo una ricerca realizzata da ManpowerGroup, nel terzo trimestre del 2020 assisteremo al calo di assunzioni più drastico degli ultimi dieci anni. “I numeri confermano i timori del sindaco Gori – spiega Riccardo Barberis, ad di ManpowerGroup Italia –. Tra aprile e maggio sono già stati persi 400mila contratti. La pandemia sta enfatizzando problemi precedenti della nostra economia. Il primo è la difficoltà dei giovani a entrare nel mondo del lavoro, che ora saranno ancora più penalizzati, ma ai quali bisogna guardare se si vuole ricominciare a crescere. Il secondo è la mancanza di competenze: il 47% delle imprese afferma ancora di non trovare quelle necessarie”. Un segnale positivo in questo senso sembra arrivare dal piano Colao, che prevede un fondo destinato alla formazione e alle competenze. “È un primo passo verso il lavoratore – commenta Barberis –. Se si torna a investire potremo avvicinarci alle previsioni che hanno fatto gli imprenditori intervistati per la ricerca di Manpower: il 63% di loro crede che torneremo a crescere nei prossimi 12 mesi”.
Piani a lungo termine e semplificazione per le imprese
Per cambiare rotta però, replicano le industrie, servono provvedimenti mirati e a lungo termine, in grado di evitare un nuovo blocco qualora l’emergenza dovesse ripresentarsi. Non solo in Italia, ma anche all’estero, dove un’altra ondata di coronavirus potrebbe causare ancora danni ingenti all’export, vitale per una città come Bergamo. “Per ripartire abbiamo bisogno di procedure semplificate, crediti d’imposta e fiducia tra Stato e imprese, che oggi manca – snocciola Agostino Piccinali, vice presidente di Confindustria Bergamo –. Bene i provvedimenti come la cig, ma ora serve un piano industriale su lunga durata, che ci permetta di uscire da questa crisi”. Sulla necessità di agire in tempi rapidi insiste anche Matteo Zanetti, vice presidente della bergamasca Zanetti Spa: “Il governo ha messo in campo risorse molto importanti, ma in rari casi sono arrivate tempestivamente. Ci vuole una riforma che risolva il problema della burocrazia. Possiamo risollevarci se lavoriamo insieme”. Ed è questo il messaggio positivo che arriva dalle industrie: facciamo sistema per non sprecare le cose buone scaturite dalla crisi, come la digitalizzazione e lo smart working, e anzi trasformarle in leve per la risalita.
Investire nella ricerca e nella cooperazione
Fra gli aspetti di questi mesi da valorizzare c’è senz’altro anche la riscoperta della ricerca. “Il coronavirus è stato un episodio molto doloroso che ha dimostrato però a tutti l’importanza della ricerca scientifica e tecnologica – dice Salvatore Majorana, direttore del Kilometro Rosso, polo privato dell’innovazione –. In Italia e qui a Bergamo abbiamo eccellenze straordinarie. Ma per innovare c’è bisogno di pianificare e lavorare con obiettivi precisi sul medio-lungo periodo. Lo vediamo al Kilometro Rosso, dove stiamo mettendo a terra progetti iniziati tempo fa, ma che ora danno i loro frutti. Questo deve essere un impegno condiviso per il post crisi”.
Ed è un futuro che, secondo imprese e amministrazioni, va affrontato insieme. Il coronavirus ha scoperchiato tante fragilità ma ha anche abbattuto confini e diffidenze di lunga data, come quelle tra Bergamo e Brescia, che si sono riscoperte vittime vicine e alleate. “Vorrei che la candidatura delle nostre città come un’unica Capitale europea della cultura si riflettesse anche sul piano lavorativo – conclude Gori –. Bergamo, Brescia e Milano possono dare un segnale positivo al resto del Paese se riusciranno a collaborare e competere insieme. In questo contesto, anche Manpower ha un ruolo, che è quello di accompagnare il sistema del lavoro cercando di rendere disponibili risorse umane, con competenza e adesione alla domanda. C’è molto da fare per i giovani che non riescono a trovare occupazione e per le aziende che non trovano le figure adeguate. Possiamo e dobbiamo lavorare insieme per ricostruire i prossimi mesi”.