Scrivanie bollenti… no, non è il titolo di un vecchio film scollacciato e non è neanche un nuovo tag di Pornhub. Lo hot desking è una pratica di rotazione delle postazioni d’ufficio in base a turni o impegni esterni dell’impiegato. Nessuno ha più una propria scrivania ma occupa una qualsiasi postazione libera, dando per scontata la portabilità di tutti i nostri strumenti tecnologici. È lo specchio di una sempre maggior mobilità (e volatilità) del nostro lavoro e di una necessità sempre crescente di risparmiare sui costi vivi della gestione di un grande ufficio. Il termine deriva dal linguaggio della marina. In una nave da guerra o in un sommergibile, lo hot racking era la condivisione di una stessa branda da parte di marinai con turni diversi. Nelle grande aziende in cui si pratica lo hot desking le determinate aree di lavoro sono contrassegnate da colori in modo da non mescolare in modo caotico le attività di chi, mettiamo, lavora allo sviluppo di un prodotto e di chi si occupa di marketing. Insomma, è un po’ come nei parcheggi sotterranei: dove avrò lasciato la macchina? Nell’area rossa, in quella gialla o in quella blu? Se vi guardano storto mentre sistemate laptop, caricabatterie e telefono su una scrivania nell’area fucsia, forse è perché dovreste essere nell’area verde-menta. Come sapete non c’è limite alla fantasia cromatica di chi progetta gli spazi di lavoro.
Connessi, multitasking, trasversali: il futuro del lavoro è dei multipotenziali
Distratto da attività extrascolastiche. Con questa drammatica nota a margine venne inviata ai miei genitori la mia pagella del primo semestre in quinta superiore al liceo Classico D’Annunzio di...