In luglio c’era molta preoccupazione nel mondo della formazione di livello universitario in Italia. Giravano stime di un calo di iscritti causa Covid-19 all’anno accademico 2020-21 che andavano dai -10mila previsti dallo Svimez ai circa -30mila ( -11%) indicati dall’Osservatorio Talents Venture, fino al tracollo del -20% (-60 mila iscritti) paventato dal ministro dell’università Gaetano Manfredi.
E, invece, nulla di tutto ciò: le iscrizioni crescono, in maniera anche massiccia in alcune realtà. Insomma, l’incertezza sulla possibilità di frequentare i corsi in presenza, i prezzi di iscrizione spesso insostenibili, la riduzione delle disponibilità economiche delle famiglie causa crisi, il peggioramento del mercato del lavoro che poteva abbassare l’incentivo a investire in istruzione, tutti questi fattori non hanno funzionato come deterrente. In attesa dei dati definitivi, il ministro Manfredi può già annunciare che “non c’è un calo delle iscrizioni: le misure prese hanno funzionato e gli studenti hanno ancora fiducia nell’università. Al Nord non c’è un calo degli iscritti, ma c’è stata una maggiore persistenza nelle regioni d’origine: a Catania per esempio l’incremento delle iscrizioni è del 5%”. Quindi i giovani non rinunciano allo studio e alla formazione superiore. Semmai, cercano di farlo negli atenei più vicini alla loro residenza o nella loro regione.
Positivi i numeri in Lombardia
Gli occhi erano puntati soprattutto su Milano, capoluogo di una regione, la Lombardia, particolarmente colpita dalla pandemia. Eppure, come spiegano dall’Università Bocconi, che è a numero chiuso, “le richieste di partecipare alle selezioni sono state in crescita del 5% rispetto al 2019. Dall’estero, addirittura, siamo a +16%. Ma d’altronde è noto che l’alta formazione è anticiclica rispetto alle crisi”. Ovviamente tutti i corsi sono disponibili sulle piattaforme digitali dell’ateneo, “ma in estate abbiamo condotto una indagine sui nostri studenti, e il 90% ha auspicato di poter tornare in aula, in presenza”. Quindi oltre il 50% dei corsi della Bocconi si può seguire in presenza, in aule al 50% della capienza per motivi sanitari. “I corsi sono iniziati già ai primi di settembre, e gli studenti vengono in aula senza problemi”. A Brescia, altra città molto colpita dal Covid-19, l’Università degli studi registra un aumento del 30% di nuove matricole, come ha sottolineato il rettore Maurizio Tira. E lo stesso scenario si presenta pure alla sede bresciana della Cattolica.
Bologna, La Sapienza e le altre
Bologna, polo universitario per eccellenza, ha un saldo positivo nel confronto con il 2019: il numero degli studenti iscritti ai test per accedere ai corsi di Medicina e chirurgia, Medicina in inglese, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura, Scienze della formazione primaria per il 2020/21 è in aumento rispetto allo scorso anno, con tassi tra il +10 e il +20% a seconda della facoltà. Boom di richieste anche alla Sapienza di Roma per il test a Medicina: 6.292 domande di partecipazione rispetto alle 5.733 del 2019. A conferma che la pandemia non ferma la voglia di studiare e di costruirsi un futuro. Tornando a Milano, il trend è confermato pure nelle università pubbliche: all’Università statale di via Festa del perdono si sono iscritti 16.350 studenti rispetto ai 13.475 del 2019, con un balzo del +21,5%. Le lauree triennali contano 11.586 matricole, +13,6% rispetto al 2019, mentre le lauree magistrali decollano a quota 3.300 iscritti, +56% sull’anno precedente. In Bicocca i nuovi iscritti crescono del 20% sul 2019, e al Politecnico, spiega il rettore Ferruccio Resta, “abbiamo registrato un aumento del 2% sugli ingegneri, ad architettura abbiamo il numero chiuso quindi saturiamo i posti oramai da molti anni e lo stesso nel corso di design. Abbiamo inoltre una crescita degli studenti internazionali, segno che la qualità dell’ateneo è confermata come lo è quella di Milano”.