Forse è arrivato il momento di fare un piccolo salto dal punto di vista culturale, se non proprio di cambiare la loro definizione. Per “soft skills”, infatti, in genere intendiamo le capacità di un lavoratore che non sono legate all’aspetto propriamente tecnico della sua professione. Quindi ad esempio essere in grado di lavorare efficacemente sia da solo che in gruppo, stabilire una buona empatia con i colleghi, rispettare le scadenze, gestire lo stress, sapersi adattare rapidamente a situazioni nuove ecc.
Ebbene queste caratteristiche, “leggere” secondo l’espressione inglese, sono ormai determinanti nella valutazione e di conseguenza anche nella scelta di un candidato da parte delle aziende. In pratica, “pesano” sempre di più. A confermarlo è una recentissima analisi di Jefferson Wells, il brand di ManpowerGroup specializzato nella ricerca e selezione di senior ed executive manager, sul mercato del lavoro in Italia pre e post lockdown.
Le aziende cercano il “senso degli affari” e la capacità di visione strategica
Lo studio ha riguardato i settori e i profili più richiesti da ManpowerGroup nel 2019 e nella prima metà del 2020, combinato ad un’indagine interna che ha raccolto evidenze e previsioni sulle figure professionali e le competenze, hard e soft, che saranno più ricercate in futuro in ambito manageriale ed executive.
Ma, in particolare, quali sono le soft skills che oggi vogliono trovare le aziende in un manager, al di là di titoli di studio, corsi vari e ruoli pregressi?
Secondo la ricerca di Jefferson Wells sono il “senso degli affari”, che difficilmente si può insegnare, e la capacità di visione strategica a medio-lungo termine, così come la capacità di stabilire una buona empatia con i colleghi, quindi le competenze più legate agli aspetti relazionali. L’attuale situazione socio-economica, di grande incertezza e cambiamenti spesso repentini (dovuti a fattori esterni, oltretutto), favorisce inoltre i professionisti che sono in grado di adattarsi alle nuove condizioni con velocità, guidando le aziende con la necessaria fermezza in un percorso, che sia di sviluppo o di pura resistenza, che molto probabilmente sarà accidentato e imprevedibile. Il contesto tendenzialmente negativo di molti settori economici induce per forza di cose a un forte nervosismo all’interno degli organici aziendali, ecco quindi che a un executive di livello saranno molto utili le capacità di leadership intrinseche alla propria posizione, ma anche l’empatia e l’autocontrollo con cui gestirà i rapporti sociali.
I settori più attivi e i profili più richiesti
Per quanto riguarda i settori in cui le aziende sono più attive nella ricerca di personale, nel periodo di tempo analizzato dalla ricerca l’area Engineering & Manufacturing ha mantenuto il primo posto nella classifica, seguita dal chimico e farmaceutico, ma c’è da registrare la forte ascesa dell’alimentare, che nella prima metà di quest’anno ha scalzato moda e arredo/design dalla terza posizione.
Andando invece ad analizzare i profili professionali in ambito manageriale si vede come il lockdown abbia fatto emergere nel 2020 una forte richiesta di project manager, responsabili amministrativi e di produzione, a scapito di responsabili commerciali e vendite. Interessante anche notare l’ingresso fra i primi dieci posti di figure relativamente nuove come medici specializzati, relationship manager e analisti finanziari. In ambito executive, a causa dell’impatto del virus le ricerche si sono spostate da direttori commerciali, tecnici e di stabilimento – che occupavano le prime tre posizioni nel 2019 – a direttori finanziari, generali e amministratori delegati, che compongono la Top 3 adesso.
Prospettive per il 2021
Proprio riagganciandoci a quella “visione” di medio-lungo termine cui si accennava prima, Jefferson Wells prevede che nell’ultima parte dell’anno in corso e nel 2021 aumenteranno le richieste di Plant Manager e Project Engineer nel settore Engineering, di Sales e Export Manager nel Sales & Marketing, di CFO e Controller nel finanziario, di HR Manager e Director nell’ HR & Legal, di Senior Medical Advisor e Regulatory Affairs Manager in ambito Life Sciences e infine di Claims Manager, Risk Manager, Relationship Manager, Corporate Banker nel settore bancario e assicurativo.
L’area dedicata a Ricerca e sviluppo si confermerà fondamentale per la vita delle imprese, pertanto i candidati con una significativa esperienza nel settore, magari unita alla capacità di gestione di progetti complessi, saranno privilegiati. Il cambiamento sul mercato insomma è continuo, ma va gestito e, per quanto possibile, guidato, anche in un contesto emergenziale o comunque critico. La sfida per manager ed executive in questo scenario molto fluido si fa ancora più complessa ma le indicazioni che emergono su cosa verrà loro chiesto sono piuttosto chiare.