Covidiota

Tra i tanti neologismi nati durante la crisi del Covid-19, “covidiot” (o “covidiota” in italiano) è uno di quelli che si sta diffondendo più rapidamente, entrato addirittura già nell’Urban Dictionary.

All’inizio della pandemia, intorno a febbraio, negli Stati Uniti i primi a essere definiti “covidiot” erano quelli che facevano incetta di carta igienica nei supermercati. Anche noi dall’Europa rimanevamo abbastanza perplessi davanti a quelle bizzarre scene di accaparramento: ok la pasta, ok le scatolette, al limite l’acqua in bottiglia. Perfino i biscotti Oreo. Ma quel sacro terrore di rimanere senza carta igienica proprio non lo capivamo.Col tempo però il ventaglio semantico della “covidiozia” si è andato allargando, negli Stati Uniti e non solo, per abbracciare tutto un variegato mondo di negazionosti del virus, cospirazionisti, allergici alle mascherine, impallinati di medicina alternativa, antivaccinisti, sciamani, aruspici e virologi laureati presso se stessi.

Cosa fare se qualcuno vicino a voi si rivela un perfetto covidiota? Beh la prima cosa che dovete fare è mettere più spazio possibile tra voi e loro. Non si sa mai. E poi se proprio ci tenete potete mandargli una mail, un messaggio Whatsapp o un piccione viaggiatore per spiegargli che il Covid-19 è una cosa seria, che devono lavarsi le mani spesso, usare la mascherina e praticare il distanziamento sociale. Ah, già che ci siete spiegategli, ma in modo educato e non supponente, che forse gruppi Facebook con nomi tipo “KA$TA & BIGPHARMA” o “ALIENI, SCIE KIMIKE e MICROCHIP” non sono le fonti più indicate per informarsi sui rischi legati alla diffusione del nuovo coronavirus.

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