Simone Taddei è il responsabile della gestione del personale del gruppo Credem-Credito emiliano, 6mila dipendenti e 600 filiali in Italia. E parla con Linc delle nuove complessità del suo lavoro.
“È un progetto al quale in Credem abbiamo iniziato a pensare nel 2015, ed è diventato operativo nel 2016. In questo 2020 la pandemia ha portato tutti a sperimentare un remote working forzato in casa, che è qualcosa di molto diverso dallo smart working. Ora non possiamo scegliere, mentre lo smart working consente di lavorare agli orari preferiti e in luoghi differenti, conciliando esigenze personali e professionali. Pre-Covid avevamo già più del 40% del personale attivato per lo smart working. Oggi, in questa fase di emergenza, siamo al 95%. Il concetto di smart working per il personale che lavora nelle filiali è un po’ più complicato, poiché le filiali devono assicurare un servizio in presenza, c’è un minimo di persone che obbligatoriamente deve essere fisicamente in sede per questioni di sicurezza. Ma, comunque, nelle fasi più critiche abbiamo consentito ai cassieri di chiudere la cassa un giorno alla settimana per partecipare pure loro al progetto di smart working”.
“Eravamo preparati, e siamo ripartiti sostanzialmente con le dinamiche già operative a fine maggio-inizio giugno. Non c’è stato un effetto sorpresa. Però, a differenza di marzo e aprile, ora noto una grande disillusione, un enorme senso di stanchezza”.
“Noi avevamo già ripensato gli spazi dei nostri uffici molto tempo prima della pandemia. Per esempio, l’area people della sede centrale di Credem è un enorme open space senza posti assegnati o scrivanie personali, è un grande ambiente dove ci si siede dove si vuole. Post-Covid ci sarà una ulteriore rivisitazione degli spazi, tenuto conto che ci si è resi conto in modo diffuso di come si possa lavorare in maniera diversa e di come anche la logistica degli uffici debba adeguarsi, soprattutto nella dimensione degli spazi fisici. Nelle filiali le strutture saranno razionalizzate per motivi economici, ma avranno più o meno la stessa forma. Gli uffici centrali, invece, saranno spazi liberi, aperti, con un sistema di prenotazione a ore, per avere più efficienza e andare in scala con le persone presenti. Insomma, l’ufficio soprattutto come luogo di relazione più che di lavoro. Certo, la presenza fisica e il contatto sono fondamentali. Ma in futuro si faranno a casa le cose che si possono fare a casa. L’ufficio diventa uno spazio di interazione, relazione, che stimola la innovazione, la creatività. Ci saranno sempre più ambienti di socializzazione per uscire dalla routine, con sale ristoro, sale di scambio, punti dove si parla e si diffondono le competenze”.
“Sono cambiate le modalità. In passato c’era una prima fase selettiva da remoto, e poi dinamiche di gruppo fisiche e colloqui personali. Tutte cose che, con la pandemia, ci siamo dovuti reinventare. Oggi stare in un gruppo a distanza, emergere e gestire un gruppo da remoto diventano qualità che fanno la differenza. Quindi anche i manager devono avere gli strumenti di base per farlo. E i capi che cerco devono avere caratteristiche magari un po’ diverse rispetto alla fase pre-Covid. Sia quando seleziono, sia quando nomino nuovi capi, ora la capacità di gestire un gruppo a distanza diventa centrale, molto più di prima. Non abbiamo smesso di assumere durante l’emergenza Covid: il gruppo Credem è in crescita, ci stiamo espandendo in varie aree, e fino al 30 settembre 2020 avevamo assunto 170 persone”.
“La pandemia non ha comportato rivoluzioni o cambiamenti a livello gerarchico e della struttura organizzativa. Ma mutamenti nelle modalità di agire, nei processi: una rivisitazione complessiva dei processi sia interni, sia nel rapporto con i clienti, spingendo molto sulla digitalizzazione per gestire tutto da remoto. Già negli anni passati, comunque, si era lavorato molto sulle persone e sulle competenze digitali. Tutti i nostri dipendenti, da anni, hanno uno smartphone aziendale, usano le app e interagiscono con i nostri sistemi interni. In particolare, il nostro Intranet è molto sviluppato. Anche la formazione da tempo la facciamo a distanza, on line, con appuntamenti in aula solo per incontri legati alla leadership. Ora abbiamo messo on line tutti i tutorial, dall’antiriciclaggio a come usare alcuni strumenti digitali, ecc. Ma diciamo che eravamo già pronti. In fase di pandemia abbiamo soprattutto lavorato per dare tranquillità alle persone, sia della rete, sia degli uffici centrali, con iniziative di supporto e di ascolto da parte di psichiatri e psicoterapeuti, per ovviare, ad esempio, alla perdita della routine o ai problemi del lavorare in casa con bambini piccoli. Abbiamo anche provveduto a dare aiuti economici per comprare un device in più, una sedia ergonomica, e consigli su come organizzare gli spazi in casa. Predisposti pure numeri riservati cui rivolgersi per qualunque tipo di bisogno. Insomma, il messaggio per tutti i nostri colleghi è stato: se avete problemi, noi ci siamo”.