Qualche anno fa ho raccontato su Nova24 del Sole24Ore la storia di Damiano Tescaro, che nella primavera del 2012 all’età di ventitré anni da studente di dizione decise di caricare un videomessaggio su YouTube. Questo giovane vicentino con la passione del cinema e l’ambizione di lavorare nel mondo del doppiaggio – il suo sogno era quello di essere assunto direttamente alla Blizzard, colosso mondiale di videogiochi – pensò quel video come se fosse un cv. Un’intuizione geniale. In poco tempo Damiano sarebbe effettivamente andato a lavorare in Blizzard, scoprendo però con grande sorpresa che quel suo video-cv dai manager dell’azienda non era stato mai visto. “Il video però mi è servito per creare una rete di contatti e come prima esperienza sul campo”, mi ha raccontato cinque anni fa, mentre lavorava in Irlanda per un altro colosso di nome Apple. La storia in fondo ha una sua morale: non bisogna mai darsi per vinti e anzi ci si deve proporre anche con metodi innovativi in un mercato del lavoro che oggi è assai competitivo, certamente globale, maggiormente connesso ma sensibile a chi ha voglia di mettersi in gioco.
Lo dico perché l’ho provato sulla mia pelle quasi vent’anni fa. Correva l’anno 2001 e all’epoca ero uno studente di Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna. E proprio a Bologna, in una fiera tecnologica, conobbi una manager di un colosso delle TLC. Ebbene, all’epoca consegnai in mano il mio cv e iniziai – con il massimo rispetto, ma anche la forte motivazione – un pressing via mail per poter essere preso in considerazione. L’azienda di lì a poco mi chiamò per un colloquio come stagista. Venni preso e mi trasferii a Milano poco prima di compiere i miei ventitré. E ci rimasi per cinque anni in azienda, riuscendo a concludere anche il percorso di studi e portando avanti progetti straordinari. Ci vollero sangue freddo, faccia tosta, buona preparazione e tanta determinazione.
Oggi, a quarantuno anni, durante le sporadiche lezioni universitarie che faccio, alcuni studenti mi chiedono come fare per iniziare. E ancora di più mi scrivono per sapere se il cv faccia la differenza. E io rispondo – sperando di non urtare la sensibilità di nessuno e specificando che si tratta di un semplice parere personale – che il cv può fare la differenza solo se il protagonista raccontato nel cv la fa per davvero! Insomma, ci sono delle regole precise per elaborare un buon curriculum vitae. E ora proverò a suggerirle.
- Prima del cv scrivi la lettera di accompagnamento. È essenziale perché implica la personalizzazione del cv. Come candidato non mando genericamente la richiesta di valutare la mia figura professionale, ma ci tengo così tanto che mi dedico a una personalizzazione della domanda. Attenzione però: okay una lettera, purché sia autentica, spontanea e non eccessivamente lunga. Bastano una decina di righe con taglio personale.
- Fai una introduzione. Quella che si chiama in francese resumé, ossia riassunto. Di fatto sintetizza le tue capacità, i tuoi desiderata, le tue esperienze. Il tutto con uno stile accattivante. Ricordati che è molto usato nei Paesi anglosassoni, soprattutto in America e Canada. Puoi anche affidarti ad alcune piattaforme: una tra le più in voga è ResumeCats e permette di creare un cv online efficace in un quarto d’ora, scegliendo tra una varietà di modelli.
- Punta sulla via di mezzo. Evita di scrivere un cv troppo lungo e al contempo evita di scrivere un cv troppo corto. Va chiuso in una pagina e mezzo, massimo due. E va firmato con l’aggiunta del disclaimer legato all’autorizzazione al trattamento dei dati personali.
- Suddividi per blocchi. Cioè consenti a chi lo riceve di leggerlo con facilità. Il personale consiglio è legato ad una suddivisione per anni, partendo dalle ultime esperienze intraprese. E poi le competenze accademiche vanno separate da quelle professionali.
- Mai e poi mai cv europeo. Ci sono ancora alcune realtà che lo chiedono e per me è una follia. Perché è quanto di più lontano possa esserci dal racconto del proprio percorso: è la burocratizzazione del cv.
- Specifica quello che sai fare. Non tutti sono bravi a fare tutto. E per fortuna aggiungerei. Quindi nel descrivere le tue esperienze, anche le prime, metti una piccola spiegazione di cosa ti sei occupato. Una descrizione asciutta ma chiara.
- Fatti capire. Metti al bando nomignoli, acronimi incomprensibili e nomi in codice. Devi tradurre per chi non ti conosce chi sei e cosa fai, senza tentennamenti. Quindi usa un linguaggio specialistico ma comprensibile, chiaro e al contempo efficace, con un “tono di voce” misurato.
- Consegna il cv personalmente. Okay, in questa fase storica è un consiglio che non devi ascoltare, però ricordati che nel mondo prima della pandemia – e speriamo anche in quello che verrà dopo – la consegna brevi manu del cv è apprezzata. In alcune aziende il processo è stato digitalizzato e sarebbe vietata la consegna a mano, anche alla reception, però alcune realtà più piccole e altrettanto competitive in tempi non pandemici la continuano a permettere.
- Metti i tuoi profili social perché sono il tuo biglietto da visita e poi perché chi legge il cv – sia un’agenzia di recruiting oppure un manager o ancora un head-hunter – andrà a leggere chi sei tra i tuoi post e tweet. Cosa scrivi e cosa condividi oggi è parte di quello che sei. Perché siamo quello che postiamo. Quindi pensaci bene prima di cliccare per la pubblicazione o la condivisione.
- Non demordere. Farsi notare con un cv è impresa assai ardua, il mercato del lavoro è molto competitivo, però la differenza la fa chi con costanza cerca e ricerca, senza darsi per vinto. Forza!