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Sarà il lavoro a portare il Paese fuori da questa emergenza

Scritto da Diana Francesca Cavalcoli | 04/05/21 12.45

Cesare Pavese scriveva: «Si aspira ad avere un lavoro per avere il diritto di riposarsi». In occasione della Festa dei lavoratori si ricordano le lotte e le rivendicazioni di uomini e donne per un impiego giusto. Dalla Rivoluzione industriale in poi in milioni sono scesi in piazza, rivendicando diritti ed equità. Quest’anno la giornata del Primo maggio è stata scandita dall’affaire Fedez e dalle polemiche in casa RAI. Di lavoro si è parlato però lo stesso, vale quindi la pena sottolineare, e forse evidenziare, chi è intervenuto sul tema dei diritti dei lavoratori cercando di inquadrare i bisogni del popolo che fa: dagli impiegati agli operai e partite Iva, dai giovani ai pensionati. Ecco 5 citazioni di questi giorni.

Il lavoro come motore della ripartenza, soprattutto dopo la crisi pandemica. Questo il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Festa del Lavoro che è «festa della democrazia, perché il lavoro è fondamento della Repubblica. La Repubblica non potrebbe vivere senza il lavoro». Il presidente ha sottolineato: «Senza lavoro buono e dignitoso per tutti non ci sarà neppure la ripresa che vogliamo. Sarà il lavoro a portare il Paese fuori da questa emergenza, perché il lavoro è la condizione, e il motore, della ripartenza, della ricostruzione, della rinascita». Un pensiero condiviso anche dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando: «La democrazia è più debole quando manca il lavoro o quando è iniquo. Può produrre rabbia sociale che può generare mostri». Il capo dello Stato, si è rivolto soprattutto a chi in questi mesi ha perso il lavoro. «La pandemia – aggiunge  Mattarella – ha inferto ferite profonde, non possiamo sprecare un’occasione e disattendere il dovere di compiere un salto in avanti tutti insieme».

Papa Francesco in un tweet in occasione del 1° maggio, giornata in cui la Chiesa ricorda San Giuseppe Lavoratore, ha scritto: «Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare. Imploriamo San Giuseppe Lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!».

In una recente intervista a FirstOnline Pietro Ichino, giuslavorista e già parlamentare del Pd e Scelta civica, ha spiegato quello che dovrebbe essere il senso del Primo maggio. «È ancora pochissimo diffusa l’idea che il mercato del lavoro non è soltanto il luogo dove gli imprenditori si scelgono i collaboratori, ma anche il luogo dove questi ultimi possono scegliersi l’imprenditore. Il problema è che questa possibilità di scelta è data effettivamente in modo pieno soltanto a una metà delle persone che vivono del proprio lavoro. Il Primo Maggio è il giorno in cui si deve pensare a come dare questa possibilità anche all’altra metà. Certo, rispetto all’anno scorso su questo terreno non si è fatto alcun passo avanti».

Infine si è levata la voce dei sindacati. Scrive Annamaria Furlan, segretaria Cisl: «Dobbiamo coprire attraverso strumenti di sostegno al reddito quei tanti lavoratori e quelle tante lavoratrici che non hanno gli ammortizzatori sociali: penso a colf, a badanti ai tanti lavoratori stagionali, in modo particolare nel turismo, penso ai lavoratori e alle lavoratrici dello spettacolo, tanti invisibili nel modo del lavoro che non hanno tutele. Pensare poi alla situazione delle donne: hanno le buste paga spesso più basse dei loro colleghi uomini, ci auguriamo che nella rivalutazione delle priorità di questo Paese ci siano servizi alla famiglia adeguati».