La realtà virtuale che cambia il lavoro

La realtà virtuale è quella tecnologia che ci può portare ovunque, facendoci vivere esperienze nuove e fantascientifiche – come al cinema o in un videogioco – ma anche replicando situazioni di vita reale nella maniera più accurata possibile. Lo sviluppo high tech e le implementazioni più recenti, in particolare, stanno rendendo possibile una precisione sempre maggiore dal punto di vista non solo visivo, ma anche uditivo e persino tattile e olfattivo.
Un modo per ingannare quasi tutti i nostri sensi, attraverso una sapiente combinazione di informazioni che il cervello elabora come se fossero vere. Anzi, come sempre più esperti ritengono, il confine stesso tra realtà fisica e realtà simulata si fa sempre più labile, dato che il nostro corpo può vivere un’esperienza digitale del tutto analoga per intensità e attività cerebrale a un’esperienza fisica.
Tantissime ricerche dimostrano i numerosi vantaggi che la realtà aumentata offre nei settori più svariati. In particolare, uno dei punti forti emersi più di recente è la grande potenzialità di questo strumento attraverso sistemi di condivisione. La socialità, il fare le cose insieme, è senz’altro più stimolante e coinvolgente, e soprattutto offre una serie di possibilità supplementari, tanto a livello di entertainment quanto di attività lavorativa. E poi, soprattutto, permette alle persone di gestire in maniera nuova la distanza fisica, poiché consente di lavorare e interagire come ci si trovasse nello stesso ambiente pur rimanendo a chilometri di distanza.

Il perché e il come della realtà virtuale nel mondo del lavoro
Con la necessità di modificare le abitudini lavorative e l’aumento dello smart working, naturalmente la realtà virtuale sta ottenendo ancora più importanza, e come molte altre tecnologie digitali ha avuto una forte accelerazione dalla primavera del 2020 in poi. In particolare, dai diversi casi d’uso finiti agli onori delle cronache sembra emergere come possa essere fondamentale per promuovere la cultura del lavoro da remoto.
Oltre al valore dal punto di vista della formazione e dello sviluppo di competenze tecniche difficilmente acquisibili in altro modo, la realtà virtuale ha un enorme potenziale anche per lo sviluppo delle soft skill, quelle competenze relazionali e comportamentali oggi così importanti e che permettono di interagire positivamente con i colleghi, di gestire lo stress e di aumentare la l’efficacia lavorativa. Gli esperti di collaborazione remota tramite realtà virtuale, in particolare, spiegano che la realtà virtuale declinata nella forma di videoconferenza immersiva è probabilmente la forma più efficiente. Per quelle situazioni che richiedono un coinvolgimento di un numero elevato di persone, poi, queste soluzioni stanno prendendo sempre più piede, permettendo anche a chi è mero spettatore di sentirsi parte dell’azione e dell’evento. In alcuni casi già oggi c’è chi preferisce perfino sostituire con eventi in realtà virtuale quelli in presenza, che spesso risultano più complicati da organizzare e da gestire dal punto di vista logistico. Probabilmente, però, sul lungo termine tenderà a emergere un compromesso tra il completamente fisico e il completamente digitale, o magari una coesistenza delle due realtà.

Il mondo del lavoro è destinato a cambiare di conseguenza e ad adattarsi al rapido sviluppo tecnologico che stiamo vivendo negli ultimi anni, grazie anche all’ingresso – sotto diverse sembianze – dell’intelligenza artificiale. Per esempio, è possibile tenere riunioni da remoto su piattaforme specifiche in un ambiente virtuale immersivo, interagendo con le risorse 2D e 3D che vengono inserite o rimosse dalla scena a seconda delle specifiche necessità degli utenti. Inoltre, la realtà virtuale può essere sfruttata per dare un più forte senso di presenza a tutte le persone
partecipanti.

Allo stesso modo, la tecnologia rende possibile la realizzazione di forum virtuali ed esposizioni. Quello che sorprende più di tutto è la facilità d’uso, con la possibilità delle persone coinvolte di accedere attraverso un semplice link ricevuto via mail o via WhatsApp, esattamente come accade per le riunioni delle più comuni piattaforme. E altrettanto semplice è anche caricare e mostrare video, documenti e altri tipi di informazioni. Un ulteriore campo di applicazione della realtà virtuale riguarda poi il processo di selezione del personale: grazie a questi strumenti di
simulazione della realtà, è possibile ricreare l’ambiente lavorativo e analizzare le caratteristiche del candidato direttamente sul campo.

Alcuni esempi di applicazioni
È facile immaginare, viste le premesse, che le applicazioni siano le più svariate e coinvolgano tutti i settori. Per esempio, in ambito sanitario sono stati lanciati vari strumenti che sono in grado di favorire i processi riabilitativi e le terapie, nonché di garantire un maggiore controllo nell’apprendimento. È possibile favorire la riabilitazione attraverso la creazione di ambienti specifici che sono in grado di simulare le sfide che dovrà affrontare il paziente. In questo modo sarà possibile anche monitorare costantemente i progressi, e adattare in tempo reale la difficoltà
degli esercizi.
Sono sempre di più anche le piattaforme di coworking che sfruttano la tecnologia della realtà virtuale. All’interno di questi contesti gli utenti hanno la percezione di lavorare insieme come se fossero tutti dentro lo stesso ufficio, riducendo quei tipici problemi di coordinazione e comunicazione che sono emersi con lo smart working. Per rendere il tutto ancora più reale, queste piattaforme digitali sono in grado di adattare la potenza del suono in base alla posizione che occupano le varie persone nell’ambiente digitale: proprio come nel più tradizionale degli ambienti di lavoro, le persone più lontane sembrano più silenziose, e di quelle più vicine si sentono anche i bisbigli. L’obiettivo alla base è rendere le persone più connesse tra loro e più vicine all’ecosistema aziendale, e in un qualche modo azzerare le distanze fisiche tra colleghi che lavorano da luoghi distanti.

Articoli Correlati