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Packaging: l’eccellenza Made in Italy

Scritto da Claudio Plazzotta | 20/09/21 18.01

La confezione, la presentazione di un prodotto o il suo imballaggio sono molto spesso aspetti primari per le scelte di acquisto, influenzate da design, colori e lettering. Ma ci vogliono macchinari sofisticati, progettati per tenere conto delle caratteristiche e, soprattutto, della sicurezza del prodotto (stato del prodotto, quantità, pesi dei singoli lotti, ecc..) attraverso un processo che va dal packaging primario – quello direttamente a contatto con il prodotto – all’imballaggio finale, che ne garantisce il trasporto e la movimentazione, fino a raggiungere le mani del consumatore.

In Italia esiste una solida filiera di 635 aziende che costruiscono macchinari per il packaging, per un comparto leader nel mondo: 7,8 miliardi di fatturato nel 2020, quasi 36 mila addetti, un primato internazionale con una quota italiana dell’80% di macchine per packaging di cibi e bevande, vendute nei cinque continenti.

Una filiera talmente “esuberante”, che molto spesso fatica a trovare la manodopera necessaria, ovvero: progettisti, ingegneri meccanici, sviluppatori di software, tecnici trasfertisti, tecnici commerciali, esperti in meccatronica. Anche perché i distretti del packaging si trovano su territori (la via Emilia, il Piemonte, la Lombardia ed il Veneto) dove l’industria meccanica è molto presente e assorbe tante risorse umane.

I costruttori di macchine per il packaging, rappresentati da UCIMA (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’imballaggio), vogliono diventare maggiormente attrattivi, spiegando che le aziende del settore sono “multinazionali”, con sedi operative e stabilimenti nei 5 continenti, dove i nuovi talenti avranno l’opportunità di lavorare spesso all’estero. “Tutto è packaging, qualunque cosa tocchiamo”, dice Gian Paolo Crasta, vicedirettore UCIMA, “e l’Italia è un hub tecnologico molto attrattivo in questo settore. C’è un’attività di ricerca e sviluppo molto forte nella nostra filiera. Spesso il packaging è considerato quasi esclusivamente comunicazione, invece sono le innovazioni tecnologiche che consentono di creare efficienze, trasportare e stoccare meglio i prodotti, ridurre materiale e costi”. Non solo sul tema della sostenibilità, “non dobbiamo pensare subito ai materiali e alle polemiche, come ad esempio quelle sulla plastica. Ricordiamo, infatti”, aggiunge Crasta, “che grazie alla plastica è possibile portare acqua potabile nei luoghi più remoti. La plastica, anzi, è ideale per il cibo: lo conserva e non lo altera. Sostenibilità, invece, significa trovare le soluzioni per un minor consumo di energia, minor rilascio di CO2 nell’aria, per ridurre i fermi dei macchinari, i consumi d’acqua, le emissioni di fumi, migliorando i processi e l’alimentazione dei macchinari”.

Negli ultimi anni, il settore delle aziende che costruiscono le macchine per il packaging ha fatto passi da gigante, sia nello sviluppo tecnologico sia nella digitalizzazione: gestione dei Big data, linee di produzione automatizzate, controllo, manutenzione e assistenza da remoto. “E il comparto”, prosegue Crasta, “nel 2020 è riuscito a fatturare come nel 2019 proprio grazie alla automazione, alla digitalizzazione, che hanno consentito di gestire molti processi da remoto (ad esempio per assistenza e manutenzione sugli impianti per evitare i fermo macchina), nonostante la pandemia”.

Come attirare maggiormente i talenti? Si è detto che le aziende sono concentrate in territori dove il tessuto industriale è fortissimo e nei quali esiste una grande richiesta di personale tecnico. “Dalle scuole non esce un numero sufficiente di ingegneri, sviluppatori o tecnici rispetto alle necessità delle aziende. Quindi UCIMA, – commenta Crasta – “inizia a coinvolgere i giovani a partire già dagli istituti tecnici superiori: le aziende offrono stage scuola/lavoro, periodi mensili di presenza in laboratorio, borse di studio per i più meritevoli ed ai più interessati ai temi del packaging e dell’alimentare. Si parla di meccanica, certo. Ma le soft skill umanistiche sono importanti. Cerchiamo flessibilità, intraprendenza, curiosità, voglia di continuare ad apprendere cambiando. Il nostro, ripeto, è un settore molto dinamico, internazionale, dove si migliora sempre. Dove per un giovane è possibile pensare ad un lavoro con prospettive concrete per costruire un futuro professionale e personale gratificante. Da due anni, poi, UCIMA collabora con Manpower nel progetto Automation for talent e con loro andiamo nei poli universitari italiani, insieme ad aziende associate a noi, per cercare e trovare personale, fare informazione verso i più giovani che magari conoscono poco questo su questo comparto produttivo”.

UCIMA offre servizi professionali e specializzati sul settore, con l’obiettivo di supportare e semplificare il lavoro quotidiano delle aziende associate. I servizi e le iniziative realizzate spaziano in tutti gli ambiti di attività aziendale: dall’aspetto della formazione, alla promozione internazionale, dalla finanza alla normazione tecnica necessaria per la sicurezza degli impianti e degli operatori.