Le competenze sviluppate dalle discipline STEM (acronimo inglese per Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) sono molto richieste dal mondo del lavoro, eppure secondo Almalaurea solo il 18,9% delle giovani donne ha scelto questo percorso universitario.
In un mondo sempre più plasmato dalla scienza e dalla tecnologia, il rischio è che le donne rimangano indietro. Colmare il gender gap in ambito STEM significa evitare di trasformarle in una categoria fragile ai confini del mondo del lavoro e della società.
Valore D4STEM
Sono queste le motivazioni che hanno animato e ispirato #ValoreD4STEM, un progetto di Valore D, il primo in Italia che si pone come obiettivo quello di investigare sul tema delle STEM all’interno del mondo organizzativo aziendale.
#ValoreD4STEM ha coinvolto 61 aziende e 7481 lavoratrici rispondenti per un totale di 11 settori economici rappresentati. In questa prima fase di indagine, l’obiettivo è stato quello di analizzare le donne STEM che lavorano all’interno delle organizzazioni.
Sulla base del titolo di studio e del ruolo ricoperto all’interno dell’azienda sono emersi quattro profili: le STEM pure (titolo di studio STEM, ruolo lavorativo STEM); le accademiche ritirate (titolo di studio STEM, ruolo lavorativo non STEM); le STEM on-the-job (non hanno un titolo di studio STEM ma ricoprono un ruolo lavorativo STEM); le lavoratrici STEM ritirate (non hanno un titolo di studio STEM, non ricoprono un ruolo lavorativo STEM ma lo hanno ricoperto in passato).
Chi sono le donne STEM?
Uno sguardo rapido, ci indica che il 64% delle partecipanti ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni (in linea con la rappresentanza della forza lavoro femminile nelle aziende italiane). Oltre il 60% delle intervistate risiede al Nord e, nonostante quasi il 30% sia cresciuto al Sud e nelle Isole, solo il 10% attualmente risiede in queste regioni. Il 66% è impegnato in una relazione affettiva, mentre oltre la metà delle intervistate non ha figli.
Il ruolo che ricoprono all’interno dell’aziende riguarda per la maggior parte i sistemi informativi/ICT, a seguire ufficio tecnico e attività di consulenza. Rispetto all’inquadramento professionale, oltre la metà sono impiegate, seguite dai quadri. Solo lo 0,4% sono operaie. Per quanto riguarda invece il livello di responsabilità, quasi il 60% delle lavoratrici STEM intervistate non gestisce né un team né un budget.
La scuola ha un ruolo fondamentale per la scelta delle discipline STEM
Il periodo delle scuole medie e soprattutto delle scuole superiori è fondamentale per lo sviluppo di una consapevolezza e di un interesse per le discipline STEM. Chi ha fatto questa scelta infatti indica tra le motivazioni principali l’essersi appassionata sui banchi di scuola e i buoni risultati a livello di rendimento scolastico. Anche la prospettiva di trovare facilmente lavoro e un’innata curiosità sono motivazioni forti, senza dimenticare il ruolo chiave svolto da quegli insegnanti che sono stati in grado di far amare queste materie. Inoltre, secondo le intervistate, le caratteristiche personali necessarie per riuscire in un percorso di studi STEM sono la determinazione, la curiosità e la passione.
Un aspetto davvero disarmante invece è che molte donne non hanno consapevolezza di possedere un titolo di studi STEM. Analizzando le escluse dall’indagine (perché hanno affermato di non possedere un titolo di studio STEM né di ricoprire o aver ricoperto un ruolo lavorativo STEM), tra quelle che hanno conseguito almeno la laurea, quasi il 30% aveva in realtà conseguito un titolo STEM, come ingegneria o matematica.
STEM tra studio e lavoro
Oltre l’85% delle donne rispondenti si sono dichiarate soddisfatte del percorso formativo intrapreso nelle materie STEM, ma con alcune sfumature rilevanti. Infatti “circa la metà delle lavoratrici con background formativo STEM consiglierebbe alle giovani donne di intraprendere un percorso di studi STEM, facendo però attenzione alla scelta dell’indirizzo di studi e alle decisioni legate al futuro professionale”.
Sono in particolare le donne over 40 e con figli, inquadrate come impiegate, a sentirsi meno valorizzate dall’azienda in cui lavorano. Più soddisfatte invece le lavoratrici giovani e i quadri. Un caso importante inoltre è quello delle outsider, ovvero di quelle donne che non hanno un percorso di studi STEM, ma che ricoprono o hanno ricoperto un ruolo legato a queste discipline. Come suggerisce la ricerca: “l’analisi sulle outsider può essere presa come esempio per capire come l’azienda potrebbe attivarsi per valorizzare preziose risorse interne. Un approccio allo sviluppo delle risorse basato sulla valutazione del loro potenziale, anziché sull’esperienza curriculare, può far emergere molte donne motivate a lavorare in ambito STEM”.
Circa il 20% delle intervistate attualmente non ricopre un ruolo professionale STEM pur avendo un percorso formativo STEM. Oltre la metà di loro vorrebbe tornare a occupare un ruolo STEM, ma le condizioni per poterlo fare riguardano la necessità di ricevere formazione di aggiornamento, condizioni di lavoro favorevoli per gestire il work-life balance e una sponsorship interna. Anche questi sono dati importanti per permettere alle aziende di trattenere e/o attrarre profili STEM.
Role model
Ben il 74,9% delle intervistate ha dichiarato di non essersi ispirata a un modello di riferimento STEM. Tra quelle che invece hanno risposto positivamente ritroviamo le «figure di spicco» a rappresentare il 62,4% del totale dei role model citati, la maggior parte dei quali femminili.
Le tre principali role model sono donne del passato: Rita Levi Montalcini, Marie Curie e Margherita Hack (80% delle figure di spicco individuate). Tra quelle del presente ritroviamo invece Samantha Cristoforetti, Fabiola Gianotti e ancora Rita Levi Montalcini.
I role model maschili riguardano solo il 34% delle figure di spicco nominate. I primi tre role model del passato citati sono Albert Einstein, Leonardo Da Vinci e Steve Jobs mentre tra quelli del presente troviamo Elon Musk, Bill Gates e ancora Steve Jobs.
Donne STEM e pregiudizi cognitivi
Quanto sono d’accordo o in disaccordo le lavoratrici STEM e qual è il loro punto di vista rispetto agli stereotipi più diffusi nel contesto lavorativo?
In generale, le risposte hanno evidenziato come le donne STEM siano individualmente improntate verso una logica di inclusione e diversità. Tuttavia, rispetto ai temi della leadership e delle relazioni collaborative, elementi molto importanti in un contesto aziendale, i risultati mostrano un quadro in cui permangono pregiudizi rispetto alla percezione di donne e uomini nei contesti lavorativi.
Il campione intervistato è esclusivamente femminile, eppure emerge una preferenza a lavorare con gli uomini piuttosto che con le donne. Solo il 4,4% delle intervistate dichiara che è più facile lavorare con altre donne.
Anche rispetto al concetto di leadership emergono i modelli generalmente accostati a uomini e donne: “il 27,2% delle intervistate dichiara che alle donne si addice uno stile di leadership empatico e accogliente, e il 15,5% afferma che a un uomo si addica uno stile di leadership deciso e assertivo”.
Un altro stereotipo di genere interessante, emerso dalla ricerca, riguarda il work-life balance: “il 19,2% delle rispondenti ritiene che non sia importante per gli uomini ricoprire ruoli che consentono un buon equilibrio tra vita lavorativa e privata, contro il 13,1% di intervistate che non ritiene importante per le donne coprire ruoli che consentano il work-life balance”.
Oltre le trappole culturali
Sempre più aziende rivolgono la loro attenzione ai temi dell’equità e dell’inclusività, supportate da associazioni come la neonata Donne 4.0 e la già citata Valore D. Scardinare i limiti autoimposti da molte giovani donne, che credono di non essere portate per le discipline scientifiche, è oggi una delle sfide più importanti del mondo del lavoro e della formazione. Una sfida che bisogna vincere.