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Mettersi in ascolto dei clienti, oltre social e rete. In America arriva la Chief Mom Officer

Scritto da Redazione di LinC | 22/12/21 19.18

Proprio in questi giorni, durante lo scorso anno, nel pieno della seconda ondata della pandemia e con una serie di drastiche misure tra restrizioni e lockdown, la testata scientifica Nature ha stupito il mondo intero con una copertina che, per molti, è sembrata surreale e anacronistica. La scelta è caduta su un titolo che risuonava ancora più stridente vista la drammaticità del momento: “la vita trionfa”. A corredo di questo, un meraviglioso scatto fotografico di Hannah McKay della Reuters. Una mamma mentre prende in braccio il suo bambino nato durante un parto nel tempo della pandemia, tra mille misure di prevenzione, mascherine e preoccupazioni.

Eppure, nonostante tutto “la vita trionfa”. Ma c’era di più in quel servizio. Oltre la fotografia, si leggeva nel testo di accompagnamento un messaggio di speranza e di futuro. «Da quando è scoppiata la pandemia, abbiamo visto un’enorme quantità di immagini ospedaliere che hanno evocato la morte, ma questa che celebra la vita ha davvero qualcosa che attira l’attenzione. Con un affascinante chiaroscuro, degno del pittore italiano del Sedicesimo Secolo, questa foto di un’infermiera che consegna un neonato prematuro a sua madre fa emergere, ancora di più potentemente, quella distanza che le famiglie hanno dovuto avere rispetto ai pazienti, quelle solitudini e quelle sfide di essere genitori durante la pandemia. Ma soprattutto ricorda a tutti come, nonostante questo annus horribilis, la meraviglia della vita continua». Così ha scritto la testata, ricordando che il tempo che stiamo vivendo è anche il migliore di sempre perché siamo spinti dalle scoperte scientifiche come mai nella storia dell’umanità, con la scienza in prima linea per provare a salvare il genere umano.

Lo tsunami della pandemia

Le mamme, e più in generale le donne, quelle categorie che secondo tutti gli indicatori sono state le più colpite dallo tsunami che si è abbattuto col virus, e che è andato ben oltre il perimetro sanitario per sfociare in quello sociale e familiare. «A un anno dalla diffusione dell’epidemia di coronavirus, si teme che la ricaduta economica possa innescare impatti a lungo termine sull’uguaglianza di genere. Una minaccia, non solo ai progressi fatti finora, ma anche un concreto pericolo per 47 milioni di donne in tutto il mondo che corrono il rischio di ricadere sotto la soglia di povertà. Dei 49 milioni di persone impiegate nel settore sanitario, uno dei più esposti al virus, ben il 76% sono donne». A lanciare il monito, supportato dai dati, è stato anche il Parlamento Europeo, già nella primavera del 2021.

Anche una ricerca italiana ha fatto luce su questo fenomeno ed è stata firmata da Ipsos, in occasione del Women’s Forum dell’estate 2021 dedicato ai temi del gender gap tra i Paesi del G7. Dalla fotografia, elaborata dai ricercatori italiani, emerge come gli effetti del Covid-19 e le relative conseguenze hanno avuto un forte impatto su tutti, sia uomini che donne, ma in molti casi le donne sono state ancor più colpite in diversi modi: il 75% di loro ha riferito di aver paura del futuro rispetto al 65% degli uomini. In particolar modo, le donne italiane hanno vissuto la situazione peggiore: l‘85% di loro ha ammesso di avere paura del futuro, rispetto al 73% degli uomini italiani, provando ansia, depressione o soffrendo di burnout. Ma c’è di più: 1 donna su 3 ha ammesso di soffrire di stanchezza e stress, rispetto ad 1 su 5 tra gli uomini.

Il nuovo Chief Mom Officer

Come rispondere a questa nuova situazione emergenziale? Come poter trovare nuove soluzioni a problematiche emergenti? Ci ha provato a modo suo anche un brand americano di e-commerce, legato all’abbigliamento per taglie comodi e inclusive, che ha lanciato la candidatura per la posizione retribuita in formato part-time di “Chief Mom Officer”. Si tratta di Shapermint. In fondo, il loro target è femminile, composto da ben 4 milioni di donne, e questa operazione è stata anche un modo per farle entrare in azienda, mettendosi in ascolto. Si tratta dell’individuazione della prima chief mom officer della storia.

Il recruiting è partito con una campagna che richiama esplicitamente al tempo difficile della pandemia. «Abbiamo deciso di dedicarci alle mamme, la categoria più colpita a causa dell’emergenza sanitaria. Così il nostro brand viene ancora di più guidato dai clienti e, in questa fase, l’operazione racconta un necessario percorso di sensibilizzazione verso le donne. Per noi, oggi è fondamentale essere guidati e protetti dalle nostre stesse clienti, e questa figura diventa portavoce delle milioni di mamme che ci scelgono», ha dichiarato su Adweek Siobhán Lonergan, Chief Brand Officer di Shapermint. Operazione di marketing? Senz’altro. Ma c’è anche dell’altro. mettersi in ascolto per davvero, facendo entrare le mamme, loro stakeholder di riferimento, nella “stanza dei bottoni” dell’organizzazione. Anche così le aziende provano a ripensarsi per ricreare un legame più solido, autentico, coerente con la propria community.