Il Think Positive è fondamentale, oggi ancora di più e Mauro Porcini ci offre la sua visione.
Senza dubbio infatti la pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto sulla vita di tutti, cambiando profondamente aspetti del nostro quotidiano. Abbiamo dovuto imparare ad adattarci a una situazione nuova e sconosciuta, catapultandoci in una realtà completamente diversa, rimodulandola sulla base di nuove necessità.
Per questo abbiamo incontrato l’autore di L’età dell’eccellenza. Innovazione e creatività per costruire un mondo migliore (edizione Il Saggiatore). Dalla sua casa negli Hamptons (NY), ci offre una visione ottimista di tale cambiamento, raccontandoci quelli che sono gli elementi essenziali all’innovazione per creare valore per l’uomo e per la società, senza lasciare indietro nessuno, anche in un’era post-Covid.
Chief Design Officer in 3M prima e in PepsiCo dopo, Mauro Porcini nasce in “sospensione” fra due mondi diversi, quello toscano e quello romano, per poi crescere circondato dalla cultura del Nord. Questa “sospensione culturale” si è poi sviluppata insieme a lui, andando a formare quella che è la sua identità. Secondo Porcini, vi sono «aree grigie dove spesso la gente non si trova a proprio agio», ma sente l’esigenza di doversi integrare, di essere approvata e accettata, di appartenere a qualcosa. Il nostro cervello è disegnato per soddisfare questi bisogni.
Vi sono però alcune persone che posseggono un gene anomalo, per cui si trovano meglio in realtà, dove sono loro a creare la propria identità, e non questa che viene indossata come un’etichetta imposta dall’alto. Questo, per Porcini, è il significato di vivere in “sospensione”. Ma di certo non è semplice. Vivere in “sospensione” vuol dire non essere classificabile, portando a incertezze e, in un’era post-Covid, può amplificare le paure dell’essere un ago in un pagliaio. Porcini, però, vuole vedere il bicchiere mezzo pieno.
La pandemia che ha colpito il mondo è stata una crisi che ha cambiato la società moderna e che continuerà a farlo in futuro. Questo cambiamento non è altro che «un’evoluzione accelerata di qualcosa che stava già accadendo e raramente questi cambiamenti portano a una trasformazione totale della traiettoria di qualcosa, perché alla fine, la società non è altro che la manifestazione di una cultura collettiva» e come tale ha esigenza di soddisfare le necessità al cambiamento. Questo virus invisibile ci ha risvegliati dal torpore di credere che siamo eterni. Ci ha ricordato «di non dare per scontati i bisogni primari», che sono essenziali per la ricerca della felicità. Per questo il Chief Design Officer di PepsiCo propone un approccio ibrido, che «permetta alle persone di avere un equilibrio migliore con la propria realtà personale». D’altronde, un lavoratore felice è anche un lavoratore che rende di più.
Tuttavia, è difficile vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. L’incertezza nei confronti del futuro delle categorie di lavoratori più giovani, e non solo, è innegabile. Le nuove generazioni si trovano a dover affrontare un’Italia sempre più pessimista, «un’Italia in cui c’è più la mentalità del “non è possibile”» rispetto a quella del “tutto è possibile”. Per poter emergere da questo pessimismo, Porcini ci offre la sua prospettiva basata su tre pilastri fondamentali: «il sogno, ovvero l’abilità di pensare in grande, la curiosità, come capacità di creare quel know-how che serve per portare avanti il sogno, e infine tutto il mondo della resilienza». Queste caratteristiche creano ciò che egli definisce «gli unicorni, creature mitiche, incredibili, che sono difficilissime da catturare o semplicemente rarissime da trovare». Che oggi, però, rischiano di diventare leggendarie.
Media, governo, educazione dovrebbero spingere maggiormente a sognare. Dovrebbero proiettarci verso quella mentalità del “tutto è possibile”. La stessa mentalità «che ha fatto grande l’Italia per secoli, ma che abbiamo perso recentemente». Bisogna ritrovare quella visione che rende unico il brand culturale Italia, e tornare a sognare. Ma avere anche il coraggio di uscire dalla propria comfort zone e di rischiare per poter portare avanti un’idea. E per farlo è necessario continuare a pensare positivo.