La Yolo economy è una vera e propria forma mentis, lasciare il posto fisso e realizzare quel sogno a lungo abbandonato.
Secondo il Work Trend Index 2021, diffuso da Microsoft, c’è infatti un vero e proprio sovraccarico digitale che affligge i lavoratori. Interminabili riunioni online, catene di email, workflow che non funzionano: sembrano essere le cause principali di questo sfinimento. Il 54% degli intervistati si sente oberato di lavoro, il 39% si sente esausto. Inoltre, un intervistato su cinque a livello mondiale afferma che il proprio datore di lavoro non si preoccupa dell’equilibrio tra lavoro e vita privata dei dipendenti. Circa il 62% di riunioni e chiamate non viene pianificato ad hoc e, in generale, c’è una raffica di comunicazioni per nulla gestite e strutturate. Tutto questo crea un grosso carico di stress ai lavoratori, che non staccano letteralmente mai la spina, con una sovrapposizione tra lavoro e vita privata decisamente poco sostenibile.
Assolutamente no. Ancora il Work Trend Index 2021 ci fa sapere che il “lavoro ibrido” è arrivato per restare. Ma c’è di più, circa il 40% della forza lavoro intervistata ha ammesso di aver preso in considerazione l’idea di cambiare lavoro. Dunque manager e CEO sono avvisati: se vorranno tenersi stretti i lavoratori e le competenze che si portano dietro, dovranno darsi da fare per organizzare al meglio il lavoro e tenere più in considerazione il work-life balance. C’è chi però la sua decisione l’ha già presa e almeno per il momento non ha intenzione di tornare indietro.
Può sembrare anacronistico il fatto che in tempi di crisi, anziché tenersi stretto il lavoro (stressante certo, ma pur sempre sicuro), si decida che è arrivato il momento di assumersi qualche rischio nella vita. Eppure è così. I latini lo chiamavano carpe diem, i rapper americani lo hanno ribattezzato YOLO, ma la sostanza è la stessa. You Only Live Once, riflessione che sempre più lavoratori hanno fatto propria, tra la foto di una pizza homemade e il centesimo meeting su Zoom. Grazie anche alla complicità della ridotta vita sociale dell’ultimo anno, che ha dato tempo per pensare e qualche risparmio in più nel portafoglio, in molti hanno salutato il posto fisso, magari dopo oltre un decennio, per mettersi in proprio, aprire una start up, lanciarsi in un business nuovo o realizzare quel progetto tanto speciale. D’altronde, si vive una volta sola.
«Dopo venti anni in azienda, ho realizzato che la mia strada non era quella di lavorare a ritmo continuo. Era arrivato il momento di giocare secondo le mie regole. Così sono diventata una freelance e quando posso lavoro dall’incantevole città di Ramatuelle, dove vivo con la mia famiglia. Durante l’ultimo lockdown ho lavorato dalla montagna e la scorsa settimana da una barca a vela. Lavoro in media dalle cinque alle sei ore al giorno, mi sono riappropriata dei miei spazi, ho più tempo per mio figlio e ho coltivato passioni che neanche sospettavo di avere. Da questa esperienza ho capito che, se dimostri la tua unicità, non devi mai aver paura di chiedere e di darti il giusto valore, anche se vuol dire remare in senso contrario rispetto a tutti gli altri».
«Durante il lockdown, chiusa nel mio nido a riflettere, sono sbocciate le energie necessarie per quel cambiamento che da tanto coltivavo nel cuore e per cui, nel tempo mi sono formata. A giugno 2020 ho lasciato la multinazionale dove lavoravo da dieci anni per abbracciare un sogno. Anche se ho cambiato settore, le competenze di training e organizzazione maturate nel vecchio lavoro mi sono tornate molto utili. Oggi nel mio lavoro coesistono due anime complementari: la prima è quella di social media manager che narra le splendide realtà artigianali del nostro Paese, la seconda è dedita alla creazione di oggetti unici in ceramica. È importante circondarsi di persone che ti supportano, il cambiamento può fare paura, ma molto spesso è rinnovamento del proprio sé: se non ci ascoltiamo, se non ci mettiamo in gioco, rischiamo di morire dentro».
«Prima di tornare alla terra e mettere radici, sono sempre stato in giro per l’Europa seguendo i miei sogni in campo musicale. Con il tempo ho maturato un cambiamento rispetto a ciò che per me conta nella vita. Lavorare in natura si è rivelato ancora più bello di quanto potessi immaginare. Il tempo prende la sua forma naturale. La musica, la tecnica del suono e i numeri sono sempre alla base dei miei progetti. Ho realizzato due spirali auree con i numeri di Fibonacci, all’interno delle quali coltivo oltre 58 piante aromatiche diverse. Non c’è stato un episodio specifico che mi ha influenzato e non sento questa nuova vita a Scilichenti come una rottura rispetto alla vita di città. Forse il mio percorso è solo un riflesso di ciò che l’intera società sta maturando pian piano».
* Illustrazione di copertina realizzata da Jiaqi Wang