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Il gioiello: un carattere d’oro

Scritto da Laura Inghirami | 10/03/22 16.50

Durante la pandemia tutti i settori si sono interrogati su nuovi assetti organizzativi aziendali e di marketing. Per molti è cambiato il modo di approcciarsi al lavoro anche attraverso lo smart working. Secondo quanto emerso dalla ricerca realizzata da Federorafi dal Centro Studi di Confindustria Moda, nel settore orafo il 61% delle aziende a campione ha attivato lo smart working, coinvolgendo tuttavia in media l’8,8% dei lavoratori (in quanto per tali realtà è necessario l’accesso al laboratorio).

È anche questa evidenza che ha posto una nuova luce sul lavoro artigiano e sull’urgenza di trasmetterne il valore alle nuove generazioni. Secondo uno studio di Altagamma, nel 2023 mancheranno più di 200 mila artigiani specializzati all’interno delle aziende manifatturiere italiane, fiore all’occhiello del nostro Made in Italy. Ne deriva l’urgenza di investire in nuovi percorsi di orientamento, trasmettendo alle generazioni dei giovani il valore del lavoro artigiano e le opportunità occupazionali che ne derivano. Da ciò che abbiamo vissuto è derivato anche un nuovo approccio al lavoro, fatto di resilienza e di unione. Due caratteristiche che il settore orafo gioielliero italiano ha dimostrato di possedere. Nel settembre 2020 Italian Exhibition Group ha lanciato Voice, per dare voce al settore e riunirlo in maniera phygital nonostante le difficoltà contingenti e lo scorso anno è tornato come primo appuntamento internazionale del settore in Europa con Vicenzaoro a settembre. Il Museo del Gioiello di Vicenza ha dato vita a una serie di webinar culturali dedicati alla storia del gioiello. L’Orafo Italiano ha lanciato un’asta benefica online per supportare la comunità di Sant’Egidio, come tante altre aziende del settore che, sfruttando il digitale, hanno supportato chi si è trovato in maggior difficoltà.

Le chiusure hanno quindi portato il settore a considerare i mezzi digitali fondamentali per comunicare la propria presenza al mondo, ma anche per fare sistema. Come emerso in una recente intervista a Giordana Giordini, presidente Confindustria sezione oreficeria gioielleria Toscana Sud, alla vigilia della pandemia la maggior parte delle imprese del distretto orafo aretino non erano digitalizzate. Gli sforzi alla digitalizzazione durante il periodo pandemico hanno subito una fortissima accelerazione che corrisponde a circa cinque anni in condizioni di normalità. Questo ha portato a un aumento del 30% di presenza e vendite online e a nuove certezze: nell’era del post-Covid sarà necessario incrementare ulteriormente e con maggior criterio la presenza digitale delle aziende. E se parliamo di digitale non possiamo non considerare i social media. A partire dal primo lockdown, chiuse le aziende e le botteghe orafe, molte realtà di eccellenza che non avevano una presenza consolidata nei social media, si sono trovate a essere accantonate. Questo per me non era possibile. Per ciò ho deciso di continuare a dare voce alle aziende sfruttando il digitale con le dirette in rete. Attraverso la community Instagram @donna.jewel sono nati contest internazionali per spronare gli artisti a continuare a creare e, in poco tempo, sono diventati virali. Artigiani, orafi, artisti si sono connessi a Donna Jewel, che è diventata una vetrina digitale di creazioni orafe provenienti da ogni parte del mondo. Le aziende e gli artisti hanno poi ricevuto richieste di acquisto. Sono state quelle a dimostrare loro l’importanza di investire nei social media in un’ottica di visibilità ma anche di crescita.

Per concludere, il settore del gioiello, che ha dimostrato il suo carattere in uno dei periodi storici più difficili per l’umanità, rinasce oggi con nuove consapevolezze. A partire da un “noi”, da una creatività che vibra sostenuta dal digitale, dal talento, ma anche da nuove sfide che dobbiamo vincere per mantenere e portare avanti un patrimonio culturale inestimabile.

È sulla base di tutto questo che ci troviamo oggi a essere spettatori attivi di un nuovo capitolo che è già cominciato.

*Immagine scattata all’interno di un’azienda del distretto orafo aretino per il progetto VIVI ORO