Le figure professionali ICT in Italia sono sempre più richieste, e sono già ritornate ai livelli pre-pandemia: lo dicono le rilevazioni del primo semestre 2021 condotte dall’Osservatorio competenze digitali, in una ricerca condotta in collaborazione con Anitec-Assinform, Assinter, Assintel e AICA. Ma il nostro Paese è ancora molto indietro dal punto di vista culturale: secondo un’indagine della commissione europea, l’86% delle persone ritiene di non avere competenze digitali sufficienti per il proprio impiego. Contando che per oltre il 90% dei posti di lavoro è richiesto, o perlomeno lo sarà nel giro di qualche anno, l’utilizzo di strumenti informatici, cercare di promuovere una nuova cultura digitale è dunque diventato un tema prioritario. Inoltre, come abbiamo raccontato in un articolo nei giorni scorsi sulla scia dello studio di Experis Italia Tech Cities 2022 dedicato alla domanda di mercato di profili tecnologici nel nostro paese, ulteriori squilibri sono di tipo geografico e di genere.
La strada da fare per colmare questi enormi gap è ancora piuttosto lunga, e l’emergenza sanitaria ha alzato ulteriormente l’asticella, imponendo alle aziende nuovi modelli di business incentrati sul digital first e su figure professionali competenti in ambito STEM. Di questo abbiamo parlato con Renato Salvatore Marafioti, neopresidente di AICA, l’Associazione Italiana per l’informazione e il Calcolo Automatico, eletto per il triennio 2022-2024 ed esperto di formazione professionale.
Aumento di richieste in ambito ICT: dall’effetto pandemia alle differenze di settore
Ormai da anni, quando si parla del mercato del lavoro, si pensa subito allo sviluppo delle professioni nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT): sono sempre più numerosi, infatti, gli impieghi in cui sono richieste queste competenze per tenere il passo con la trasformazione digitale.
Con la pandemia, il processo già in atto ha subito una forte accelerazione, facendo emergere l’esigenza di competenze in ambito STEM sempre più diffuse nei vari settori, coinvolgendo anche quello pubblico. L’effetto della digitalizzazione sugli annunci lavorativi durante l’emergenza sanitaria si è visto, però, con un po’ di ritardo: nel primo semestre del 2020 la richiesta di figure professionali ICT è diminuita. L’analisi condotta dall’Osservatorio competenze digitali su 3 regioni rappresentative come Lombardia, Lazio e Campania ha fatto emergere nello stesso periodo una riduzione del 21% degli annunci pubblicati sul web. Un anno dopo, i dati hanno mostrato una generale ripresa degli annunci lavorativi nell’ambito ICT, con numeri che si sono riavvicinati a quella del 2019: nel 2021 ci sono stati circa 51.700 annunci per le figure professionali negli ambiti del business, design, development, process improvement, service & operation, support, technical. Per completezza di informazione, nel 2019 erano 57mila.
È bene precisare che per alcune figure professionali la pandemia non ha rallentato più di tanto il processo di crescita: si tratta degli specialisti in ambito cloud e big data. Altre figure professionali, nonostante una prima flessione, hanno già invertito la tendenza rispetto al 2019: project manager, il data specialist, il solution designer e il digital consultant.
Skill mismatch e il tema della formazione professionale
Questa grande richiesta di professionisti in questi ambiti ha lo scopo di cercare di sanare quello che è indubbiamente uno skill mismatch, un’incapacità del mondo del lavoro di reggere la trasformazione digitale che sta investendo il nostro paese. Come sottolinea il presidente Marafioti, «Anche i giovani, che in generale hanno grande padronanza dei mezzi digitali e tecnologici, non sempre dimostrano di possedere sufficienti competenze per l’uso degli stessi strumenti in ambito lavorativo, quindi necessitano di un percorso di formazione adeguato. La loro conoscenza è spesso superficiale e nozionistica, più che una reale competenza, e l’aspetto che ritengo più significativo e indicativo è che spesso non avvertano nemmeno il bisogno di potenziare le proprie competenze, se non quando sono stimolati a farlo attraverso il riconoscimento di crediti formativi».
Di fatto, la pandemia ha spinto un po’ tutti i settori verso la digitalizzazione, ampliando ulteriormente il divario tra competenze dei lavoratori e reali necessità in ambito ICT da parte delle aziende. Professionisti informatici, ingegneri e matematici esperti in questa materia sono sempre più indispensabili per la sicurezza e per la competitività sul mercato. La crescita così rapida di questo settore ha impedito una formazione corretta dei professionisti, che si sono ritrovati costretti a fare attività ben diverse dalle loro abitudini passate.
«Negli eventi sia online sia in presenza che organizziamo come AICA», prosegue Marafioti, «vediamo ultimamente una grande presenza di esperti in temi come la cybersecurity, protezione dei dati e competenze digitali. Serve un lavoro di reskilling e upskilling per formare sempre più lavoratori nell’uso dei dispositivi high tech e soprattutto per ridisegnare il modo di operare e l’approccio stesso al lavoro». Devono essere creati percorsi formativi adeguati a sostenere l’apprendimento delle tecnologie digitali, favorendo il confronto e lo scambio di informazioni. In questo contesto, appare evidente come anche il sistema scolastico e formativo debba necessariamente adeguarsi a una domanda di mercato che si trova in una fase di cambiamento accelerato.
Come evolverà il mondo del lavoro
Come spiega il presidente Marafioti, «Vista l’estrema rapidità del comparto digitale e dell’alta tecnologia, si immagina che nei prossimi dieci anni, 9 lavori su 10 richiederanno competenze informatiche avanzate». Numeri che identificano senza possibilità di equivoco un trend in continua crescita e che costringe a fare i conti con un mondo sempre più digitalizzato e informatizzato. In realtà comprendere le prospettive future del mondo del lavoro e prevedere i possibili sviluppi delle richieste di mercato non è affatto semplice.
Sempre facendo riferimento alle ricerche condotte dall’Osservatorio competenze digitali, ci sono alcune professioni nell’ambito ICT che sono evolute molto rispetto al 2015, mentre altre sono rimaste molto simili nel corso degli ultimi anni. Nel primo gruppo rientrano cloud computing, data specialist, solution designer, data scientist e information security manager. Invece, hanno registrato un basso livello di trasformazioni i ruoli di account manager, network specialist, systems administrator, esperto in digital transformation e service support. Professionalità che continuano a essere decisive, ma forse un po’ meno sulle montagne russe rispetto a quelle che stanno vivendo davvero una rivoluzione continua.