Start-up, fucina di idee. E di lavoro

L’avvio di una start-up non significa solo il lancio di un business e di una impresa dall’idea rivoluzionaria, ma anche la creazione di un “laboratorio” occupazionale che al crescere esponenziale del business crea nuovi posti di lavoro. 

Tanti gli esempi in Italia e all’estero di società nate in un garage e che contano oggi centinaia di dipendenti. Ad esempio, Miscusi, una start-up sia fisica sia digitale nata nel 2017 che offre un servizio di food delivery, ma focalizzato su uno dei pilastri italiani, la pasta. In nemmeno 2 anni, questa start-up di successo conta 300 dipendenti in tutta Italia.  

D’altra parte, «il 70% delle start-up italiane ha creato posti di lavoro nel 2020, nonostante la pandemia» spiega la ricerca condotta da Vc Hub Italia, l’associazione che riunisce i principali attori dell’innovazione in Italia, ed Egon Zehnder, società internazionale che opera nell’executive search e nel leadership advisory. 

Guardando ancora più in là,  secondo il rapporto European Startups, le persone impiegate in queste realtà, in particolare quelle tecnologiche europee, saranno 3,2 milioni entro il 2025, a fronte degli attuali 2 milioni, con una crescita del 10% anno su anno. 

In Italia, in particolare, secondo la sesta edizione della relazione annuale del ministero dello Sviluppo economico, nel 2021 il numero di imprese innovative è cresciuto posizionandosi, alla fine del terzo trimestre (luglio-settembre), a circa 14.000 start-up innovative (+16,8%) e a 2.066 PMI innovative (+15,5%), confermando il buon risultato già ottenuto nel 2020 in cui il numero di iscrizioni nella sezione speciale del registro delle imprese era cresciuto rispetto al 2019 del 10% per le start-up innovative e del 31,4% per le PMI innovative. Il contributo di queste realtà imprenditoriali dal punto di vista dell’occupazione ha segnato un +40,5%. È la Lombardia la regione leader con il 27,1% delle neo imprese sul totale mentre la provincia di Milano ospita 2.300 start-up innovative (il 19,2% del tessuto produttivo nazionale).  

I settori e le figure richieste 

Il settore digitale e tecnologico dell’informazione e della comunicazione ha fatto registrare, in Italia, un +27%, fornendo un trend inequivocabile sulle figure professionali più richieste dalle aziende e start-up innovative. I professionisti maggiormente ricercati si occupano del settore web. Generalmente nella prima fase di vita della start-up sono i soci, o alcuni di essi, a svolgere attività professionale remunerata o non remunerata, eventualmente con l’accesso agli utili dell’azienda. Ma poi il team deve crescere e tra le figure più ricercate ci sono: Community Manager, Data Scientist, Web Developer, Digital Strategist e Growth hacker.  

Agevolazioni nei contratti 

Ad aiutare il binomio start-up/occupazione, sono anche le agevolazioni che queste hanno sul fronte dei contratti. Le start-up innovative hanno delle deroghe sul numero di rinnovi e proroghe e sulla quantità di contratti a tempo determinato per i primi 4 anni dalla data di costituzione. Questo aiuta la realtà ad avere maggiore flessibilità nello stipula di contratti di lavoro. Nello specifico, possono assumere personale a tempo determinato con una durata massima di 24 mesi, ma non ci sono limiti ai rinnovi e alle proroghe. Inoltre, le start-up innovative con più di 5 dipendenti non sono tenute a stipulare un numero di contratti a tempo determinato calcolato in rapporto al numero di contratti a tempo indeterminato attivi. Un’altra soluzione è la remunerazione attraverso strumenti di partecipazione del capitale.[Ritorno a capo del testo]Queste aziende possono pagare i collaboratori con quote societarie o con formule miste (fisso + quote societarie). Inoltre la start-up e il collaboratore hanno piena autonomia per accordarsi sulle parti fisse e variabili della remunerazione.  

 

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