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Quando la formazione fa GOL: un programma che garantisce il lavoro

Scritto da Alessandra Caputo | 11/04/22 12.43

Il programma GOL, acronimo per “Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori”, è uno degli strumenti messi in campo dalle politiche attive del lavoro nell’ambito del nostro PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) di cui condivide lo stesso arco temporale: dal 2021 al 2025. Si accompagna anche ad altri interventi, sempre con focus formativo, come il Piano Nazionale per le nuove competenze, il sistema duale e il potenziamento dei centri per l’impiego.  

Upskilling e reskilling: la formazione al centro del programma GOL 

La “vocazione” del programma GOL riguarda soprattutto il sostegno alle competenze dei lavoratori, per le quali già la Commissione Europea aveva specificato «la necessità di un investimento ambizioso». Sono cinque i percorsi individuati, il cui raggio d’azione si allarga man mano che si passa al percorso successivo, come in cerchi concentrici.  

Il primo percorso riguarda il reinserimento degli utenti più vicini al mercato del lavoro che mostrano un bisogno colmabile con dei servizi di orientamento e intermediazione. Il secondo è rivolto invece a chi è lontano dal mercato del lavoro, ma è comunque in possesso di competenze spendibili. In questo caso è previsto un aggiornamento (upskilling) con azioni formative brevi e mirate, dalla finalità prevalentemente professionalizzante.  

Il terzo percorso è dedicato a coloro i quali, oltre a essere lontani dal mercato, si ritrovano anche con competenze inadeguate ai fabbisogni richiesti. Le azioni messe in campo saranno quindi di riqualificazione (reskilling) con azioni formative più lunghe ed articolate, caratterizzate da un innalzamento dei livelli di qualificazione e spesso accompagnate da interventi funzionali di rafforzamento delle competenze di base e trasversali. Il quarto percorso è dedicato a chi ha esigenze più complesse caratterizzate dalla presenza di ostacoli e barriere che superano la dimensione lavorativa. A questo punto oltre alle attività di upskilling e reskilling, è prevista anche l’attivazione della rete dei servizi territoriali, i più indicati a seconda del caso specifico. Il quinto e ultimo percorso riguarda la ricollocazione collettiva rispetto a una specifica situazione di crisi aziendale, le possibilità occupazionali dei lavoratori coinvolti verranno valutate considerando la loro professionalità e il contesto territoriale di riferimento con lo scopo di trovare soluzioni insieme ai lavoratori stessi.  

Tornando alla centralità dell’aspetto formativo e all’attenzione per le competenze, il programma prevede che tutti i percorsi di formazione dei lavoratori tengano in conto le transizioni ecologiche e digitali. Inoltre, sul totale del target stabilito di 800mila persone che dovranno ricevere formazione professionale entro il 2025, bisognerà garantire che almeno 300mila partecipino a formazione sulle competenze digitali.  

I beneficiari del programma  

GOL si rivolge soprattutto a quelle categorie di lavoratori fragili e vulnerabili, come i giovani NEET (“Not in Education, Employment or Training”) con meno di 30 anni, le donne in condizioni di svantaggio, persone con disabilità e lavoratori maturi (55 anni e oltre). 

Ma nella platea rientrano anche i working poor, ovvero quei lavoratori (autonomi e dipendenti) con redditi molto bassi, inferiori alla soglia di incapienza; i disoccupati senza sostegno al reddito, i beneficiari di ammortizzatori sociali sia in costanza che in assenza di rapporto di lavoro e i percettori di Rdc (Reddito di Cittadinanza). 

Il ruolo delle imprese 

Oltre all’attivazione della rete territoriale dei servizi e all’integrazione con le politiche attive regionali e formative, GOL prevede anche una stretta cooperazione tra sistema pubblico e privato coinvolgendo le agenzie per il lavoro e i soggetti accreditati alla formazione professionale, immaginando per loro un ruolo più attivo nel reinserimento occupazionale dei lavoratori più fragili. 

Inoltre, la Legge di Bilancio 2022 prevede la possibilità di sottoscrivere accordi nell’ambito del programma GOL allo scopo di realizzare progetti formativi e di inserimento lavorativo nei settori della transizione ecologica e digitale. Le imprese (e non solo le imprese, ma anche le associazioni sindacali, enti del terzo settore e autonomie locali) possono, anche facendo rete tra loro e a seconda del proprio livello di specializzazione, realizzare la formazione dei lavoratori operando su due fronti: 

  • analisi del fabbisogno di competenze dei lavoratori disoccupati, inoccupati e inattivi allo scopo di far loro acquisire conoscenze specialistiche tecniche e professionali, avvalendosi anche dei contratti di apprendistato di primo e terzo livello senza limiti di età 
  • istituire centri interaziendali per l’apprendimento permanente e la formazione continua dei lavoratori già occupati che hanno necessità di essere riqualificati e favorendo così anche la mobilità fra imprese. 
Il ruolo delle regioni 

Una volta ricevuto il finanziamento del Piano nazionale, spetta alle regioni, con il supporto dell’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) attuare il programma GOL. Le regioni potranno anche diventare le protagoniste di progetti su scala ridotta dedicati a innovazione e sperimentazione, progetti che, se con esito positivo, potrebbero introdurre modifiche a livello di policy nazionali. Tra le aree di sperimentazioni ci sono naturalmente le competenze digitali, la promozione di spazi per coworking, fab lab, incubazione e l’accelerazione di impresa per la creazione di comunità professionali facilitanti l’auto impiego. 

Le competenze digitali al primo posto 

Il programma GOL, così come tutte le misure previste dalle politiche attive del lavoro in ambito PNRR, mettono al primo posto le competenze digitali. In un mondo sempre più interconnesso, le trasformazioni tecnologiche, accelerate anche dalla crisi pandemica, hanno reso sempre più necessarie queste competenze. Lo conferma anche un recente studio di ManpowerGroup sui profili IT più richiesti in Italia, una domanda in continua crescita e un fabbisogno di competenze elevato che però allo stato attuale facciamo fatica a soddisfare.