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NFT: cosa sono, rischi e scenari futuri nel metaverso

Scritto da Marco Trabucchi | 19/04/22 11.12

Che siano una GIF, un file audio, un video, un meme, un dipinto in 3D, un oggetto di un videogioco…Tutto questo può diventare un NFT (non-fungible token), ovvero non replicabile. In pratica il concetto di “pezzo unico”, ma in formato digitale. Esistono dal 2017, ma è solo di recente che hanno acquisito grande popolarità, grazie anche al clamore mediatico scoppiato in seguito a vendite milionarie, come i 91 milioni di dollari di “Merge” dell’artista Pak, venduta a 28.984 persone che hanno acquistato le 266.445 unità di quest’opera. Un mercato in pieno boom, che secondo le più recenti statistiche vale più di 40 miliardi di dollari e che nel 2021 ha registrato volumi di vendita pari a circa 24.9 miliardi (dati DappRadar).

Una bolla speculativa destinata a scoppiare com’è successo ai bitcoin? Difficile dirlo. Di sicuro nascondono una realtà complessa, legata a doppio filo (binario) alle blockchain, i registri digitali che, come nelle criptovalute, ne certificano la proprietà e che aprono, ai soli proprietari, le porte a un universo di beni e servizi dedicati ed esclusivi.  

Una rivoluzione che sta investendo anche il mondo del lavoro, con nuove competenze che bussano alle porte dei recruiter legate al web3 e alla sua architettura legata alla blockchain. Un’analisi di LinkedIn ha rivelato nel 2021 un picco di offerte di lavoro legate alla crittografia con gli annunci nel settore della blockchain nel mercato USA aumentati di oltre il 395% tra il 2020 e il 2021. La maggior parte di questi posti di lavoro rientrano nelle industrie del software e della finanza (che occupa il 38% delle applicazioni odierne della blockchain, grazie alle criptovalute) arrivando a coinvolgere industrie come arte e media (7%), agrifood (6%) e logistica (5%). 

Ne parliamo con Pierangelo Soldavini, giornalista di Nòva 24 del Sole, esperto di temi legati all’innovazione e alla nuova economia che ruota attorno a criptovalute e blockchain. 

Dove si trovano gli NFT?

«Attualmente ci sono diverse piattaforme in cui comprare o vendere NFT. La più frequentata è il marketplace OpenSea, con vendite del valore di 6.5 miliardi. Ma ce ne sono molte altre. Rarible e SuperRare, per esempio, specializzate in opere d’arte o Valuables per l’acquisto di tweet. Su queste piattaforme le transazioni avvengono per la quasi totalità dei casi in criptovaluta, quindi è necessario disporre di un portafoglio digitale – wallet – come Metamask per esempio. Alcuni si possono comprare all’asta usando valuta normale, ma in ogni caso, per gestire gli NFT, si deve comunque possedere un wallet digitale in criptovaluta. Le NFT sono basate su smartcontract, semplificando contratti che si eseguono automaticamente. Ethereum è la blockchain più famosa e utilizzata dagli utenti a livello globale». 

Oltre le opere d’arte, quali altri sviluppi ci sono dietro gli NFT?

«Si parte dal concetto che gli NFT sono una rappresentazione digitale di un oggetto fisico o di servizio. Ci puoi agganciare tutto quello che vuoi. Il mondo dell’arte ha cavalcato il fenomeno per risolvere un problema, ovvero la non replicabilità, per dargli dunque un valore legato al possesso esclusivo (come accade per le opere fisiche). Questo concetto può essere replicato a qualsiasi cosa: nella musica, per esempio, con artisti che fanno uscire i dischi NFT, con tracce esclusive e contenuti speciali. Ci sono le squadre di calcio, che stanno facendo uscire i fan token, modalità per ingaggiare e coinvolgere i fan, con meccanismi di prelazione del biglietto allo stadio, meet and great o l’esclusiva al merchandising. Sono iniziative di marketing, ma che stanno iniziando ad evolversi ad altri aspetti dell’industria di beni e servizi».

C’è in tal senso qualche iniziativa significativa?

«Molte. San Marino ha iniziato a fare il GreenPass su NFT. O ancora, sul nuovo suv di Alfa Romeo ha debuttato la tecnologia NFT, che consente così di tracciare tutto il «ciclo di vita» della vettura. In pratica è uno speciale token crittografico che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su Blockchain di un bene unico, che in questo caso è di tipo fisico. Una specie di «cartella clinica», con tutta la vita della macchina, compresi incidenti e riparazioni. Ancora, in Cina stanno già cominciando ad usare la blockchain per creare registri a scopi assicurativi. Un altro aspetto interessante è quella delle DAO (Decentralized Autonomous Organization), un’organizzazione decentralizzata la cui partecipazione è basata su NFT, ovvero, si entra comprando un NFT che da determinati diritti. Queste organizzazioni sono create per uno scopo e sono gestite da un Autonomous Agent, ovvero da un software che se ne occupa in maniera “autonoma” rispetto ai suoi partecipanti, ed è impiegata sempre più frequentemente per esercitare attività d’impresa. In futuro prossimo anche la nostra identità digitale sarà un NFT». 

In molti si chiedono se gli NFT siano più affidabili delle crypto

«Se il mercato del bitcoin è basato su una domanda e un’offerta. Accade che spesso la domanda non incroci l’offerta, per il fatto che i bitcoin sono limitati e questo favorisce la volatilità. Al contrario, gli NFT non sono soggetti a trading. Il loro mercato è più simile al mercato dell’arte e per questo sono considerati spesso come un investimento: aumentano di valore perché c’è qualcuno che è disposto a comprarli». 

Ci sono delle insidie dietro gli NFT, e se si quali?

«Gli NFT sono basati su smart contract. Tutti i diritti che tu hai acquisito con la compravendita sono indicati nel contratto e per questo è bene dare un occhio a quello che c’è scritto. Non essendo un mercato regolamentato accadono spesso truffe, dovute alla speculazione del fenomeno».  

Quali sono le professioni che nasceranno e cresceranno grazie a blockchain e metaverso?

«Molte, alcune sono già ricercatissime. Sviluppatori web3 sono i primi; esperti di cybersecurity altrettanto, figure strategiche che avranno il compito di mettere in sicurezza gli ambienti web3 controllati da blockchain. Poi ci sono gli innovation manager, che avranno il compito di aiutare le aziende a sfruttare le opportunità di NFT, metaverso e blockchain. Sul blockchain si sono aperte competenze specifiche, soprattutto in ambito crittografia. In Italia c’è buon livello di competenze e di eccellenze universitarie tra Poli Milano e Torino, ma anche Trento, Roma e Cagliari. Se consideriamo anche il metaverso le possibilità si espandono anche a designer in grado di sviluppare ambienti di realtà virtuale ed aumentata». 

Metaverso e NFT, quali sviluppi?

«È ancora tutto da inventare. Nell’Internet 1.0 tu leggevi dei documenti messi a disposizione da qualcuno. Internet 2.0, quello odierno, è basato sulla condivisione: tutti possono leggere, scrivere e collaborare. Con l’avvento del 3.0 centrale sarà il possesso legato ad una identità. Potremmo possedere i nostri dati e comprare delle cose, che siano virtuali o reali. Oggi Gucci ha fatto le scarpe NFT, che usi con il tuo avatar. Immagina però che tu possa entrare in un negozio virtuale di Gucci nel Metaverso, provare un paio di scarpe e comprarle. Le hai comprate nel metaverso, ma poi quelle stesse scarpe ti arriveranno a casa in un pacco e potrai indossarle anche nella vita reale. In questo mondo le criptovalute saranno centrali e gli NFT diventeranno degli oggetti che puoi comprare e possedere nella vita reale».