La legge di bilancio per l’anno 2022, approvata dal parlamento italiano negli ultimi giorni del 2021, definirà nuove regole per i tirocini (o stage) extracurriculari. I contenuti non sono ancora certi, in quanto il governo ha dato sei mesi di tempo, che scadranno a fine giugno, per definire le nuove norme.
Per molti studenti universitari e giovani lavoratori lo stage è il modo più semplice e diffuso per maturare una prima esperienza reale nel mondo del lavoro. Tra il 2014 e il 2019, 1,6 milioni di persone hanno fatto uno stage in Italia. Il termine temporale scelto dal governo è ancora distante, ma nella legge di bilancio sono presenti alcune indicazioni (tra i commi 720 e 726) che permettono già di immaginare le modifiche future.
Per cominciare è necessario identificare cosa sia lo stage extracurriculare che è definito dalla legge 234/2021 come «il percorso formativo di alternanza tra studio e lavoro, finalizzato all’orientamento e alla formazione professionale, anche per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro». Lo stage extracurricolare è attivabile fino a 12 mesi dal completamento degli studi, diversamente da quello curricolare, che è pensato esclusivamente per chi non ha ancora terminato gli studi.
L’elemento di maggiore cambiamento è legato ai possibili destinatari dello stage perché la legge di bilancio chiede che venga circoscritto «ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale». Secondo Armando Tursi, professore ordinario di diritto del lavoro all’Università Statale di Milano, questa definizione crea già effetti netti: «Si tratta di una nozione priva di un preciso significato giuridico, che lascia presagire un’ampia discrezionalità e diversificazione in sede attuativa. In ogni caso, c’è da attendersi una frenata nel ricorso agli stage extracurriculari».
Tursi giudica anche che le modifiche proposte «intervengono con piglio forse eccessivamente punitivo nei confronti dello stage: uno strumento che, nonostante i molti difetti e l’utilizzo talvolta improprio, ha fornito una performance occupazionale – assunzioni a tempo indeterminato – non trascurabile, che varia tra il 17 e il 30 per cento di assunzioni a seconda dei criteri utilizzati». Restringendo i destinatari dello stage ai «soggetti con difficoltà di inclusione sociale», sembra infatti che l’obiettivo sia combattere gli abusi irrigidendo molto le norme.
L’utilizzo di tale definizione sorprende anche perché i tirocini finalizzati alla “inclusione sociale” sono già presenti. «Esistono infatti specifiche “linee guida” definite da un accordo tra Stato e Regioni del 22 gennaio 2015, che disciplinano interventi per la riabilitazione in favore di persone prese in carico dal servizio sociale professionale e/o dai servizi sanitari competenti», dice Tursi.
Una prima spiegazione di questa particolare definizione l’ha suggerita il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando durante una recente audizione al Senato. «I tirocini extracurriculari dovranno essere circoscritti ai soggetti con maggiore distanza dal mercato del lavoro» poiché sono loro ad «avere le maggiori necessità di formazione professionale». Infatti, ha ricordato il ministro «se il tirocinio può essere attivato per qualunque giovane, si sostituisce un vero contratto di ingresso con un tirocinio anche per i giovani che hanno già le qualifiche per essere assunti».
Le nuove regole toccheranno anche altri punti importanti come «il riconoscimento di una congrua indennità di partecipazione, la fissazione di una durata massima comprensiva di eventuali rinnovi e limiti numerici di tirocini attivabili in relazione alle dimensioni d’impresa». La legge di bilancio chiede inoltre di limitare gli abusi nell’uso del tirocinio vincolando «l’attivazione di nuovi tirocini all’assunzione di una quota minima di tirocinanti al termine del periodo di lavoro» e prevedendo «azioni e interventi volti a contrastare un uso distorto» dei tirocini. Sarà anche più semplice raccogliere i dati sugli stage perché saranno sottoposti a comunicazioni obbligatorie da parte dell’azienda.
Le decisioni in tema di stage extracurriculare spettano alle regioni, che in fase di Conferenza Stato-Regioni definiscono delle linee-guida, che poi devono essere recepite dalle singole regioni. Le linee-guida più recenti risalgono al 2017, ma nei prossimi mesi ne verranno definite di nuove per includere le modifiche richieste dalla legge di Bilancio. Sarà quello il momento con cui si sapranno in modo ufficiale le nuove regole che definiscono il tirocinio.
Un punto su cui potranno emergere differenze territoriali è quello delle indennità di partecipazione. Pagare un tirocinante è stato reso obbligatorio dalla legge Fornero del 2012, ma nulla è detto sull’ammontare. Nel 2017 le linee guida definirono congrua «un’indennità di importo non inferiore a 300 euro mensili, ma le regioni possono prevedere soglie più elevate». I costi per l’azienda, quindi, sono piuttosto ridotti «a oggi, le indennità predette variano da un minimo di 300 a un massimo di 800 euro nelle diverse regioni», spiega Tursi.
Rispetto al contrasto degli abusi emerge l’intenzione di vincolare il numero di stage attivabili da un’azienda al numero di tirocinanti assunti in precedenza. È una richiesta nota e importante perché emersa spesso dalle esperienze dirette dei tirocinanti, che si ritrovano di frequente ad occupare posizioni che poco prima spettavano ad un altro stagista, in un loop spesso molto lungo. In tema di controlli, la legge di bilancio, pur rimandando alla Conferenza Stato-regioni, suggerisce una sanzione amministrativa variabile tra i 1.000 e i 6.000 euro in caso di mancato pagamento dell’indennità di partecipazione. Rientra nell’ambito penale, invece, la sanzione per ricorso fraudolento allo stage.