Curriculum Vitae: un documento con un nome latino e un significato ambizioso (il corso della vita), del quale troviamo attestazione dell’uso già con Leonardo da Vinci che elencava, in una lettera a Ludovico il Moro, le sue competenze.
Con queste premesse, normale che in un’epoca che parla di IoT, AI, Data Science, Metaverso, qualcuno ogni tanto si prenda la briga di celebrarne la morte. «Il Cv è superato!», «Il Cv nel futuro sarà in blockchain»,«Basta parlare di curriculum!»
Invece ce n’è ancora bisogno e, ogni volta che faccio un video su TikTok che parla di Cv per neolaureati, questo diventa virale.
Perché non è superato? Il motivo è semplice. Fare un buon Cv è un esercizio per acquisire una competenza che difficilmente sarà soppiantata dalla tecnologia: costruire una narrazione di sé efficace.
Più facile quando magari hai 15 anni di esperienza nel settore, drammatica quando sei neolaureat*, magari in una materia umanistica, e non hai idea di come funzioni un’azienda.
Allora pensi che il Cv sia una specie di via di mezzo tra un report dettagliato, dove scrivere tutto quanto con la speranza di «Sceglieranno loro dove farmi lavorare», e una sorta di documento di protocollo dove usare frasi fatte come «Sono in cerca di un’opportunità per mettermi in gioco», «Problem solving», «Fin da bambina sono stata curiosa…» ma che ti mette in crisi quando devi comunicare che ti sei laureat* un anno più tardi.
Già ti è passata la voglia di scriverlo al solo pensiero? Quindi immagino che sia più facile dire «Il Cv è morto»che capire come migliorare. Fino a quando arriviamo al colloquio e, alla cruciale domanda «Mi parli di lei?», non capiamo che non sono interessati alla nostra intera vita ma solo a quello che ci qualifica per la posizione.
Visto che il Cv parla di vita, e non di lavoro e ogni vita è diversa, non voglio darti delle regole rigide ma piuttosto dirti cosa evitare. Sarai poi liber* di capire come comunicare a secondo dell’opportunità.
NON correre
Ci sono – vero – tool online di grafica, come Canva, che ti aiutano sul layout della pagina ma per scrivere un primo di Cv ci metterai tanto tempo. Non è una minaccia ma una necessità: dovrai scegliere quale esperienza mettere in risalto, capire come descriverla, rivedere la forma nel complesso, fare modifiche. Tempo minimo stimato: 3 ore e vari aggiustamenti nei giorni successivi. Pensi di skippare tutto questo e pagare un altro per farlo? Idea valida solo se poi sarà questa persona a fare i colloqui per te: sei tu a raccontarti e dovrai essere tu anche a scriverlo. Hai paura di fare typo o non essere comprensibile? Il prossimo consiglio ti aspetta.
NON lo scrivi per te
Dai prodromi della linguistica ai giornalisti dei giorni attuali, la regola è una sola: prima di comunicare, è importante capire a chi ci rivolgiamo. Il punto di vista da utilizzare è «Ma cosa può interessare di me a quest’azienda?» e capire quali informazioni sono più rilevanti. Se abbiamo paura di non essere compresi (non mi odiate! Ma i Cv degli ingegneri sono una sfida), prendiamo l’abitudine di farlo leggere a una terza persona, che non faccia il nostro lavoro. La prova della nonna vale pure in questo caso.
NON pensare di cavartela con una versione sola
«Fabiana, vorrei fare un Cv che vada bene un po’ tutto e poi vedere cosa viene fuori». No, non funziona così…purtroppo. Perché al curriculum non viene chiesto di essere oggettivo ma di essere rilevante per quella selezione. Quindi se super vietato mentire, è ammesso non dire: puoi eliminare informazioni che non depongono a tuo favore, mettere in luce alcuni aspetti ed eliminare gli altri. Voto di laurea, data di immatricolazione o di nascita, stage non apprezzati: se sono informazioni che temi possano metterti in difficoltà, puoi anche ometterle.
NON pensare che gli altri abbiano tempo
Legato al punto precedente, c’è il fatto che la selezione all’inizio è un’esclusione basata sul c’è/mi manca di fanciullesca memoria. Nessuno si prenderà la briga di interpretare il tuo profilo, nessuno avrà voglia di leggere fino in fondo le quattro pagine, ci sarà un match tra le competenze richieste e quelle che figurano sul tuo Cv. Brutto da dirsi lo so, ma per una questione di economicità di tempo, la prima selezione si gioca su queste impressioni.
E quindi? Stai in una facciata, perché oltre, difficile che si vada. Investi nella parte in alto del Cv, perché sarà quella che sicuramente leggeranno. Cura l’ordine perché faciliterà la lettura. Inserisci parole chiave della job description per suggerire coerenza.
NON devi mettere per forza prima il lavoro
Prima grande bugia da sfatare, nel Cv il lavoro non è tutto. Se sei un neolaureato metti pure prima la formazione e aggiungi gli esami rilevanti, laboratori, esperienze all’Estero, progetti con le aziende, titolo della tesi…perché è questo che ti qualificherà o ti darà spessore per la prossima selezione. Le esperienze, se in linea con cosa ti candidi, mettile pure sotto la dicitura “Esperienze Professionali”. Se invece hai tanti lavoretti anche saltuari, non c’è nulla di cui vergognarsi, ma accorpali insieme sotto la dicitura “Altre attività”. Ti aiuteranno a mostrare che ti sei saputo organizzare tra lavoro e studio durante l’Università.
NON lo userai?
Sei tra quelli che dice che il Cv è inutile? Io lo farei lo stesso, per tenermelo come mappa mentale. Ti aiuterà a raccontarti. Un ultimo consiglio: evita di metterlo on-line, sui social tipo Linkedin, completo di dati personali: non sai mai che uso potrebbero farne. Punta di più sul tuo personal branding, ma di questo ne parleremo in un prossimo articolo.
Piccola promo: se vuoi saperne di più e scrivere un Cv veramente accattivante, ci ho scritto pure un libro Lavorare alla Grande che contiene tantissimi esempi. Lo trovi a questo link.