«Non dirmi quanto talento possiedi, dimmi quanto lavori sodo». Arthur Rubinstein, uno dei massimi pianisti del XX secolo, era convinto che il nocciolo del vero talento risiedesse nella consapevolezza delle difficoltà inerenti ad ogni realizzazione del proprio lavoro.
Quando invece si parla di imprenditori e professionisti di successo si raccontano quasi sempre storie incredibili, intuizioni straordinarie condite da quella giusta dose di fortuna.
Il più delle volte però dietro la cosiddetta persona di successo vi è un grande lavoratore che con perseveranza e pazienza ha perseguito e raggiunto i propri obiettivi, in particolare attraverso formazione, aggiornamenti costanti, e certo, anche un po’ di fortuna.
In Italia l’istruzione paga meno rispetto alla media europea è vero, ma i dati del rapporto Istat dedicato ai Ritorni occupazionali dell’istruzione condividono quanto detto sopra. L’occupazione dei laureati si attesta infatti all’80,8% nella fascia tra i 25 e i 64 anni. Secondo un sondaggio poi il 65% dei lavoratori ritiene fondamentale che il proprio capo offra delle possibilità di crescita professionale. L’80% trova inoltre altrettanto importante che il lavoro offra delle possibilità di riqualificazione o miglioramento delle competenze: upskilling e reskilling ancora una volta sono dunque imprescindibili nella ricetta per un talento di successo.
È con queste premesse che vogliamo raccontare tre storie di passione, formazione, lavoro sodo, e conseguentemente di successo. Lo storytelling di personaggi ormai noti come Bill Gates o Mark Zuckerberg già lo conosciamo, abbiamo invece cercato storie più semplici e vicine, talenti italiani che hanno saputo coniugare un’idea, una visione alla giusta determinazione che serve non solo nel lavoro ma in generale in tutte le cose.
È il fondatore e CEO di una delle piattaforme leader in Europa per la comunità del business della tecnologia digitale.
Prima di fondare Talent Garden, Dattoli inizia la sua carriera con diverse esperienze nel settore del digital marketing. Nel 2010 poi fonda Viral Farm, una Digital Company specializzata in social media e applicazioni mobile. In seguito, diventa senior consultant per il gruppo Condé Nast, Il Sole 24 Ore, e nel dicembre 2011 fonda Talent Garden, una realtà la cui mission «è accompagnare la crescita di persone e organizzazioni creando opportunità di formazione e networking nell’ecosistema digitale». Formazione costante come quella portata avanti dallo stesso fondatore. Dattoli già durante il liceo ha infatti cercato di affiancare allo studio esperienze lavorative e di formazione professionale. Poi i corsi a Stanford e Harvard per capire come rendere concreta la sua idea. Oggi Talent Garden è la più grande piattaforma fisica in Europa di networking e formazione che conta 23 campus in 8 Paesi, con oltre 3.500 membri.
In un’intervista per il quotidiano la Repubblica, ha specificando che quando le si viene chiesto cosa fa nella vita, dice semplicemente: «lavoro in Henkel». Bernadette Bevacqua non specifica però che il suo ruolo all’interno della multinazionale tedesca, quotata in borsa dal 1985 e leader nel mercato dei detersivi e della beauty care, è quello di presidente e amministratore delegato per l’Italia. Catanese di nascita, ma come il più delle volte succede milanese d’adozione, dopo la laurea in economia alla Bocconi entra come tirocinante in Henkel, con il brand Testanera, e questo le vale l’assunzione. Nel giro di pochi anni diventa senior brand manager, nel 2004 le affidano invece l’intera divisione hair care e poi, in qualità di marketing manager, la body-oral care. «Da lì ho iniziato la mia carriera» racconta sempre al quotidiano. Ancora l’esperienza a Dusseldorf e il rientro in Italia. Sono state però la determinazione e il talento per il business a guidare il lavoro di Bernadette Bevacqua. «Ce la volevo fare e sono stata sempre molto umile. Gli ostacoli non mi spaventano, mi motivano, anche quando mi devo confrontare con gli altri leader. Io sono quello che dico e che faccio».
Cinese di seconda generazione, Giada Zhang è nata e cresciuta a Cremona. Laureata con il massimo dei voti in international economics and management, parla cinque lingue e ha avuto esperienze lavorative in Gran Bretagna, Usa e Asia, prima di fondare la Mulan Group, una società con un fatturato di 4 milioni di euro annuo che fornisce di cibo asiatico i supermercati italiani di 15 regioni. Il nome scelto per l’azienda non è un caso, ma è volutamente ispirato alla resilienza e determinazione dell’eroina cinese della Disney. «Tu un giorno sarai così, una guerriera che si fa valere» si era detta Giada, prima di dare concretezza alla sua idea ed essere così inserita da Forbes tra gli italiani under 30 più influenti in Europa. Mulan Group è infatti una realtà cresciuta del 120% nel primo trimestre 2021, conta venti dipendenti e persegue l’obiettivo possibile di espandersi in Europa, Svizzera, Francia e Germania.