Separare il lavoro dalla vita privata è da sempre, per certe persone, un’operazione difficile, qualche volta per scelta, molto più spesso per limiti e imposizioni interne ed esterne, dalla mancanza di tempo alla paura di non aver fatto abbastanza o di fallire. La pandemia ha aperto, prima come obbligo e poi come possibilità, alla rivoluzione del lavoro da casa, da remoto. Quello che noi chiamiamo smartworking da un lato ha aumentato le incursioni della vita privata nel lavoro, con effetti sicuramente positivi (la possibilità di ritagliarsi del tempo per un hobby, uno sport, un momento personale, ma anche di passare più tempo con i propri affetti), dall’altro però ha fatto diventare ancora più complicato tracciare dei confini, far convivere i due mondi. Esistono per fortuna strategie e metodi per imparare a gestire gli impegni e migliorare quindi il livello di benessere personale, evitando di far aumentare lo stress, l’ansia e il rischio di burnout.
Bisogna intanto capire cosa intendiamo per buon bilanciamento tra lavoro e vita privata. Secondo la Mental Health Foundation, la principale onlus del Regno Unito attiva nel campo della salute mentale, questo equilibrio «significa cose diverse a seconda delle singole persone. Non si tratta tanto di dividere il tempo al cinquanta per cento tra lavoro e tempo libero, ma di assicurarsi di sentirsi soddisfatti in entrambe le aree della propria vita. Un sano equilibrio potrebbe consistere nel rispettare le scadenze al lavoro pur avendo dei momenti per gli amici e gli hobby, avere abbastanza tempo per dormire bene e mangiare bene e non preoccuparsi del lavoro quando si sta in casa».
Il primo step per capire se qualcosa non funzioni è prendersi del tempo per guardarsi dentro e provare a capire i propri sentimenti. Invece che aspettare un evento importante come una promozione, un trasferimento, la nascita di un figlio per riflettere sul lavoro e sul benessere personale, sarebbe meglio, secondo la MHF, fermarsi un attimo e chiedersi: «Cosa mi sta causando attualmente stress o infelicità? In che modo questo sta influenzando il mio lavoro e la mia vita personale? A cosa sto dando la priorità? A cosa sto rinunciando?». Già solo in questo modo si può capire se qualcosa non va, e provare a correggerlo.
In collaborazione con Chris Chancey, esperto di carriere e CEO di Amplio Recruiting, un’agenzia che mette in contatto i lavoratori rifugiati con le aziende, businessnewsdaily ha elaborato otto consigli creare un miglior equilibrio work-life:
Invece che accumulare giorni di ferie all’infinito, prendiamoceli e godiamoceli. Togliamo le notifiche quando non stiamo lavorando, almeno quelle che sicuramente riguardano le cose lavorative. Facciamo delle pause anche durante la giornata lavorativa, e allo stesso tempo quando lavoriamo cerchiamo di stare concentrati, di darci degli obiettivi (fattibili, altrimenti subentrano altra frustrazione e altro stress) e di realizzarli. Avete mai sentito parlare del metodo del pomodoro? Consiste nell’impostare un timer da 25 minuti e nel lavorare su un’attività senza distrazioni. Al suono del timer, ci si prendono 5 minuti di pausa. Ogni quattro pomodori, cioè ogni quattro intervalli di lavoro (due ore in tutto, contando le pause) si fa un break più lungo, di 15-30 minuti. In un mondo di iperconnessione è importante essere sempre sul pezzo, ma a volte ragionare un po’ più schematicamente e per intervalli di tempo può aiutarci a focalizzare meglio le energie, a lavorare più sereni e concentrati e ad avere quindi poi più tempo da dedicare serenamente alla vita privata.