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Personal branding, ovvero perché è importante chi sei e cosa ti rende unico

Scritto da Benedetta Albiero | 20/10/22 17.55

Come fare carriera con il Personal Branding? Quale è stata l’evoluzione del termine nel corso degli ultimi decenni? Come si declina efficacemente il proprio brand nell’universo digitale? Quali sono le prospettive da tenere in considerazione per lo sviluppo della disciplina? A questi e molti altri interrogativi hanno risposto William Arruda – esperto internazionale di Personal Branding, speaker motivazionale e scrittore – e Luigi Centenaro – fondatore di BigName, primo Personal Branding Strategist italiano, docente in business school europee – nel corso dell’evento che si è tenuto lunedì 26 settembre 2022 nell’headquarter italiano di ManpowerGroup. Un incontro moderato da Daniela Caputo, Direttrice Marketing, Comunicazione e Innovazione della stessa ManpowerGroup e a sua volta la prima Personal Branding Strategist in Italia. I clienti e le persone del gruppo Manpower hanno avuto così l’occasione di dialogare con i due, approfondendo la discussione sul tema e indagandone i risvolti futuri, soprattutto alla luce della dimensione lavorativa ibrida, tra analogico e digitale, che va imponendosi sempre più – l’ultimo volume di Arruda e Centenaro si intitola non a caso Digital You: Fai carriera con il Personal Branding Online.

Come il mercato del lavoro, anche il Personal Branding sta cambiando: è Arruda stesso a dichiararlo, ripercorrendo le origini dell’idea dal 1997 – anno di pubblicazione dell’articolo dello scrittore americano esperto di business management Tom Peters, The Brand Called You – ad oggi: l’affermazione definitiva della digitalizzazione, l’impatto della trasformazione tecnologica, la comparsa di nuove figure professionali, l’innovazione delle competenze ricercate hanno di certo modificato i profili lavorativi e di conseguenza il racconto e la promozione degli stessi da parte degli interessati. È diventato fondamentale saper veicolare questa narrazione in modo coerente in contesti dinamici, in costante cambiamento e quasi inevitabilmente digitali in modo da generare le corrette aspettative. Il brand che si vuole valorizzare nell’universo analogico deve quindi trovare spazio e spessore nel corrispettivo digitale, attraverso l’utilizzo di strategie e strumenti appositi – dalla costruzione di un profilo LinkedIn ottimale, in grado di far emergere la propria personalità e le peculiarità vincenti alla capacità di saper comunicare via video, intrattenendo significativamente gli ascoltatori È questa la frontiera che il personal branding si trova a dover affrontare nell’immediato. Come ricordato da Daniela Caputo l’obiettivo rimane infatti quello di «essere rilevanti all’interno dell’organizzazione per la quale si opera e sul mercato del lavoro». In chiave aziendale, come sottolinea Luigi Centenaro, permettere ai collaboratori di farsi un nome, acquisire prestigio e fare prima risultati tramite il personal branding diventa in realtà un fattore di retention.

Rimangono però invariati i motivi che individuano nel Personal Branding una strategia professionale efficace, in grado di garantire progressi di carriera soddisfacenti e in linea con gli obiettivi personali del singolo dipendente: come sottolineato da Arruda, scoprire il proprio brand ed esprimerlo in maniera autentica rappresenta un elemento fondamentale per avere successo ed essere felici sul posto di lavoro («uncovering and expressing your brand is absolutely critical to your success and your happiness at work»). Il successo aziendale sembra infatti dipendere sempre più dalla valorizzazione dei differenti talenti presenti nell’organico e ad essere quindi premiata è la capacità di innovare, personalizzando ruoli e adattando responsabilità. L’abilità di far propri contenuti e messaggi corporate ne aumenta poi il potenziale comunicativo, contribuendo così ad una diffusione capillare e consapevole delle informazioni. Il Personal Branding risponde ad entrambe le necessità: attraverso la definizione di un’identità professionale attenta e strategica, fornisce indicazioni utili per la valorizzazione delle risorse umane a disposizione e permette ai lavoratori di abbracciare le finalità e gli scopi aziendali, migliorando al tempo stesso le performance. Arruda sintetizza mirabilmente questi concetti nella frase «You are the company brand – Tu rappresenti il brand aziendale», indicando il rapporto di reciproca corrispondenza che esiste fra una compagnia, i suoi dipendenti e i rispettivi brand. 

Il Personal Branding si delinea quindi come una tecnica essenziale per chiunque si muova all’interno del mercato del lavoro, da chi svolge la professione di recruiter ai candidati, dai dipendenti ai manager. Consente infatti di individuare efficacemente il profilo professionale ricercato, facilitandone la valorizzazione e la crescita future. L’impiego capillare di questo strumento, a partire dai percorsi di orientamento scolastici e universitari, potrebbe offrire risposte significative alle questioni più pressanti in ambito lavorativo, prima tra tutte il cosiddetto skill mismatch.