I rincari energetici per le aziende avranno un grosso impatto sui margini di profitto, soprattutto per quelle manifatturiere energivore. Mai come in questo momento è importante per le aziende attuare politiche di risparmio energetico, che, oltre a introdurre tecnologie capaci di limitare i consumi, attuano politiche di buone pratiche che coinvolgano anche i lavoratori.
Le grandi aziende vigilano sui consumi e implementano strategie di risparmio energetico grazie all’Energy Manager, il responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia. Una figura professionale introdotta in Italia dalla Legge 10 del 1991, per i soggetti (enti pubblici e privati) caratterizzati da consumi importanti (per il settore pubblico la soglia di consumo parte dai 1.000 Tep). L’incarico può essere svolto sia da un dipendente, sia da un consulente esterno, e consiste nella raccolta e nell’analisi dei dati sui consumi energetici e nella promozione dell’uso efficiente dell’energia nella propria struttura.
Diverso il discorso per le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99% di tutte le aziende UE. Oggi danno lavoro a oltre 80 milioni di persone, rappresentano più della metà del PIL europeo e svolgono un ruolo chiave in ogni settore economico. Allo stesso tempo sono tra le realtà più esposte alla crisi energetica. Come sostenere queste spese senza impattare sulla produttività?
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e la Commissione Europea hanno risposto al quesito in un documento programmatico, elaborando alcuni suggerimenti e azioni pratiche che possono essere intraprese, incentrate sul miglioramento dell’efficienza energetica. Il primo passo per ridurre i consumi aziendali consiste nel capire come viene impiegata l’energia dalla singola impresa. Un intervento che deve necessariamente essere accompagnato da un coinvolgimento della popolazione aziendale per una maggiore consapevolezza del problema, prima ancora dell’introduzione di tecnologie più efficienti.
I suggerimenti IEA comprendono:
- L’impiego di contatori e controller intelligenti: se utilizzati per identificare le opportunità di risparmio energetico e gestire il consumo di energia, possono ridurre i consumi delle imprese fino al 40% con un costo aggiuntivo minimo o nullo.
- Le campagne di formazione e sensibilizzazione sull’uso dell’energia tra i dipendenti, con la nomina di funzionari responsabili e un team energetico, producono quasi il 6% di risparmio energetico annuo, che aumenta al 21% se combinato con supporto tecnologico e competenze.
- La sostituzione di apparecchiature inefficienti con nuovi prodotti best-in-class. Ad esempio, le luci a LED durano fino a cinque volte di più rispetto alle lampadine tradizionali e consumano fino al 90% in meno di energia.
- Una piccola o media impresa potrebbe ridurre la bolletta energetica fino al 30% implementando buone misure di pulizia e manutenzione.
L’Arpa con il documento Il risparmio energetico in ufficio. Le azioni quotidiane che fanno bene all’ambiente ha stilato un vademecum con consigli e buone pratiche per ottimizzare le risorse in ufficio, a partire dagli strumenti di lavoro: PC, stampante, fotocopiatrice, fino all’uso degli ascensori e, ovviamente la climatizzazione i cui parametri di gestione sono normati a livello nazionale.
Il PC
Un tipico computer da ufficio acceso per 9 ore al giorno arriva a consumare fino a 175 kWh in un anno. Impostando l’opzione di risparmio energetico il consumo scende del 37%, con un risparmio di anidride carbonica (CO2) emessa in atmosfera. La regola più importante per risparmiare energia, applicabile a tutti i dispositivi, è anche la più banale: non accendeteli se non ne avete bisogno. Se può avere senso lasciare un computer acceso e pronto a ogni evenienza, ne ha molto di più spegnere il monitor se non lo si usa. I monitor Tft consumano dai 25 ai 100 W in base alla dimensione, i monitor Crt da 19 e oltre consumano almeno 100 W e possono raggiungere anche i 200 W coi modelli più grossi. Se non volete spegnerli manualmente con gli interruttori, potete utilizzare la gestione energetica del computer, impostandola in maniera tale che spenga i vari componenti dopo un certo periodo di inutilizzo. In modalità stand-by, infatti, molti monitor richiedono solo pochi Watt. I moderni Tft riducono il consumo a meno di 1 W.
La stampante
Una stampante da ufficio può arrivare a consumare ben 63 kWh per anno di energia elettrica, che corrispondono alle emissioni di 48 Kg di CO2 emessa nell’ambiente. Solo l’8% del consumo energetico complessivo è dovuto alla fase di stampa, mentre il rimanente 49% è “speso” nella fase di stand-by e il 43% in quella di spegnimento. Scollegando la stampante fuori dall’orario di ufficio, i consumi possono scendere a 48 kWh, con un risparmio di CO2 emessa di circa 12 Kg e di una quantità di polveri sottili paragonabili a quelle emesse da un motore diesel Euro IV in circa 210 km di percorrenza.
La fotocopiatrice
Una fotocopiatrice media può arrivare a consumare in un anno fino a 1.800 kWh, determinando l’emissione in atmosfera di circa 1.400 kg di CO2. Impostando le opzioni per il risparmio energetico e usando maggiori attenzioni nell’utilizzo, come quella di scollegare l’apparecchio dalla presa quando non utilizzato per molto tempo, si può ridurre il consumo energetico di circa il 24%. Tra le buone pratiche c’è quella si spegnerla alla fine dell’orario di ufficio e disconnetterla dalla rete, specialmente se rimane inutilizzata per lunghi periodi come, ad esempio, i fine settimana e le festività.