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La clausola non scritta della cena aziendale 

Scritto da Michela Marrocu | 20/12/22 15.59

Entrati nel circuito lavorativo, la cena aziendale prefestiva è una sorta di passaggio obbligato, una clausola non scritta sul contratto, un appuntamento sul calendario che si può bucare solo con una valida e comprovata giustificazione. Altrimenti l’etichetta di asociale – e forse anche di antipatico – potrebbe essere dietro l’angolo.  

Tolta la visione naïf che vuole i colleghi come i parenti, quella seconda famiglia con cui passiamo la maggior parte del tempo e che esattamente come la prima non scegliamo, e anzi dobbiamo farci andare bene per forza, l’importanza degli eventi aziendali è stata supportata nel tempo da innumerevoli, autorevoli, e in senso lato anche pantagruelici, studi e ricerche. Tutti concordi sul fatto che condividere la stessa portata tra capi, collaboratori e colleghi aiuta il lavoro quotidiano in ufficio e non solo.  

L’Università di Chicago Booth School of Business considera il lato più pratico, con uno studio che attesta come per ottenere ciò che si desidera – magari contrattare un’offerta lavorativa più vantaggiosa – non vi sia nulla di meglio che essere seduti tutti allo stesso tavolo. Sarà il vino o il buon cibo, un generale clima rilassato lontano dallo stress delle scrivanie, ma anche Oscar Wilde era convinto che «i migliori affari si fanno a tavola». L’obiettivo però delle cene, aperitivi o party aziendali prefestivi, in pieno stile prepandemico, è un altro: fare squadra, instaurare o consolidare i rapporti, instillare tra colleghi – anche quelli meno simpatici – un senso di comunità e fiducia che, almeno in teoria, giova sulla produttività e poi sulla salute psichica di ciascun commensale.  

«Mangiare insieme è un atto più intimo che guardare insieme un foglio di calcolo Excel. Quella stessa intimità si ripercuote sul lavoro» ha spiegato Kevin Kniffin, professore di Organizational Behavior and Leadership della Cornell University e autore di un’interessante ricerca svolta all’interno di 50 caserme di pompieri americani, Eating together at the Firehouse: How workplace commensality relates to performance of firefighters, apparsa anche su un numero dell’Harvard Business Review. «Dal punto di vista dell’antropologia evolutiva, mangiare insieme ha una lunga tradizione primordiale, come una sorta di collante sociale. Tutto ciò sembra continuare, oggi, nei luoghi di lavoro». Esattamente come descritto da Michael Dietler e Ingrid Herbich, studiosi che hanno indirizzato le loro ricerche sulle comunità agricole del passato. Dal loro studio è emerso come le “feste di lavoro”, ossia “eventi di lavoro collettivo” in cui cibo e/o bevande, anche alcoliche, venivano offerti come incentivi per attrarre manodopera, fossero ben accolti dai lavoratori aumentandone la produttività. In teoria, ancora oggi quella stessa cena aziendale per così dire pantagruelica, fatta di buon cibo e vino, dovrebbe sortire i medesimi effetti. Steve Carell in The Office ai suoi dipendenti diceva: «We’re going to do some team building!». È l’esperienza insieme infatti che può fare la differenza. Le attività di gruppo incoraggiano i dipendenti a provare entusiasmo e divertirsi insieme ai colleghi, ed ecco perché sempre più eventi aziendali ruotano intorno a una attività: gli auguri e saluti prefestivi sono la scusa. 

Le possibilità di divertirsi e creare situazioni divertenti tra i compagni di scrivania fuori ufficio possono essere davvero molteplici. Grande classico è la cena con delitto, l’aperitivo dentro le ormai famigerate escape room, e ancora le serate a tema con attività creative. Basta in realtà ancora meno: una semplice tavola imbandita, un brindisi e magari – perchè no – un karaoke post-cena. Tutto ciò diventa la scenografia per conoscere meglio, ricredersi o anche confermare i rapporti con la famiglia d’ufficio.  

Come con i parenti non bisogna andare d’accordo per forza – impossibile –, ma un generale clima più disteso, da tavola insomma, è uno dei fattori che contribuisce alla creazione di una cultura aziendale più solida, all’aumento dei profitti e al ricercato benessere dietro la scrivania. Unica condizione importante è esserci senza, allo stesso tempo, forzare nulla. Le cene aziendali funzionano infatti solo se non sembrano una giornata in ufficio.