Buon lavoro

Fin dalla sua nascita, Ferrero si è distinta per la sua particolare attenzione al benessere dei dipendenti e alla cura del territorio. Il nuovo Polo dell’Innovazione ad Alba, progettato da Frigerio Design Group, ne è l’ennesima prova.

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«Durante quelle passeggiate, tra salite e dolci discese tipiche di quelle terre, si parlava sempre di progetti al futuro. Lui aveva la testa perennemente rivolta al futuro» racconta Amilcare Dogliotti – assunto in azienda nel lontano 1954, per anni segretario personale di Michele Ferrero e poi amministratore delegato della Ferrero SpA dal 1990 e della Ferrero International dal 1995 – a Salvatore Giannella, autore di Michele Ferrero. Condividere valori per creare valore (Salani Editore), che ha appena scalato le classifiche dei libri più venduti in Italia.

Già perché la storia di Ferrero interessa tutti noi, che conosciamo e amiamo i suoi prodotti (basti pensare a Nutella, Kinder, Ferrero Rocher, Estathé e Tic Tac). Un’azienda che è passata dai 1000 dipendenti degli anni Cinquanta agli oltre 41.000 in tutto il mondo, e l’ha fatto senza mai allontanarsi dalla terra di origine, la città di Alba nelle Langhe, arrivando anzi a portare le stesse Langhe nel mondo, letteralmente. Si legge nel libro di Giannella che «l’aria che respirava sui sentieri delle Langhe la riterrà talmente benefica che, con sorpresa di progettisti e architetti, la farà riprodurre all’interno dei suoi uffici. Per esempio, a Bruxelles, Beppe Veglio, già direttore generale dello stabilimento della Ferrero nella sede belga di Arlon, nelle Ardenne meridionali, ricorda che Michele “si era fatto costruire in un palazzotto un ufficio che riproduceva esattamente le caratteristiche dell’aria delle Langhe all’altezza di circa seicento metri”». Il rispetto per l’ambiente e le tradizioni del territorio hanno guidato anche la costruzione del nuovo Polo dell’Innovazione sorto ad Alba, adiacente alla sede principale di Ferrero: un edificio bioclimatico e nZEB (nearly Zero Energy Building) che si estende su 12.700 mq e che ospita oltre 200 dipendenti, progettato da Frigerio Group Design.

Da sempre vi impegnate in quella che voi stessi definite la slow architecture. Quale significato ha per voi?

Architetto Enrico Frigerio: In poche parole direi che si tratta di un’architettura progressiva, che vive nel tempo e trae dal contesto le risorse per la sua definizione. Il progetto non si ferma al congedo dato alla costruzione, ma guarda oltre, e riporta al centro l’uomo con la sua storia e il suo futuro. Deve perciò essere un’architettura che riflette e utilizza le risorse del luogo: storia, profilo sociale, caratteristiche ambientali e microclimatiche. Questa, a mio avviso, è una condizione capace di garantire l’armonico radicamento nel territorio.

Cosa intendete per comfort working e come lo rendete realtà?

Il comfort working sintetizza il nostro focus nel progettare gli uffici e gli spazi di lavoro e definisce un nuovo concetto di benessere che lega uomo e ambiente in un unico gesto. L’azione dell’architetto è trasversale e analizza la scena per interpretare il futuro correttamente: dove e come viviamo gli spazi di lavoro, che relazione si crea tra le persone, quali effetti ha sulla produttività. Come costruire un rapporto diverso tra ambiente urbano e impresa, tra città e campagna, tra insediamenti produttivi e tessuto sociale. Proviamo a innescare così il processo di cambiamento che riteniamo necessario: luoghi di lavoro in cui la fluidità diventi impercettibile, in cui le persone si possano incontrare e riconoscere con naturalezza, in cui la collaborazione e interconnessione tra uomo e macchina nascano dalla stessa idea di progresso sostenibile per tutti – ovunque si trovino a lavorare, che siano in fabbrica, in officina, in ufficio o a casa. Flessibilità, benessere, sicurezza fisica, empatia e semplicità d’uso sono i parametri che ci aiutano a definire la complessità spaziale dei luoghi di lavoro. Il comfort working mette l’uomo al centro di questa sintesi.

La maggiore attenzione al comfort working è legata alla pandemia?

No, la pandemia ha solo accelerato e messo in luce un fenomeno che era in atto, ma forse ancora un po’ latente. La progettazione dei luoghi di lavoro è un tema importante e centrale, perché interessa i processi di trasformazione urbana e sociale, ma in particolare perché porta alla definizione degli spazi in cui si trascorre una buona parte della vita. Ai nuovi ambienti si richiede funzionalità ma, sempre più, anche la capacità di rispondere alle esigenze e al comfort dell’uomo.

In quale modo avete interpretato il brief dell’azienda Ferrero nella realizzazione del nuovo Polo dell’Innovazione ad Alba?

Riunire e rendere complementari e interconnesse le attività di engineering dell’azienda – in particolare quelle destinate alla progettazione dei nuovi impianti di produzione – con l’officina dove gli stessi vengono preassemblati e testati: un edificio dove ospitare, sotto lo stesso tetto, attività produttive e direzionali che erano sparse sul territorio. Queste, in poche parole, erano le richieste del concorso a inviti bandito nel 2017 dal gruppo Ferrero per la progettazione di un nuovo fabbricato all’interno del proprio complesso industriale di Alba, da destinare al polo di innovazione tecnica. Il Ferrero Technical Center avrebbe dovuto ospitare sia un’area dedicata alla costruzione di macchinari all’avanguardia, sia una serie di uffici per progettisti e tecnici. Seguendo i principi della slow architecture che guidano tutti i nostri lavori, abbiamo voluto un’architettura lineare e viva, in dialogo continuo con il luogo in cui sorge, fatto di paesaggio, storia e persone. Un edificio che rappresentasse la nuova frontiera dell’architettura industriale – pensata all’insegna della qualità totale –, per rispondere ai principi della manifattura 4.0, puntando a una produzione automatizzata e interconnessa, con una reciprocità tra uomo e macchina, in relazione con il suo ecosistema. La tecnologia, presente in ogni aspetto del nuovo Polo, non è mai ostentata, ma sempre integrata armoniosamente in un’architettura riconoscibile e rassicurante, dove far convergere l’identità aziendale, la storia e il know how del gruppo. Il Ferrero Technical Center doveva essere espressione dell’identità aziendale, dell’eccellenza, dell’innovazione, e delle persone che da sempre rappresentano il gruppo e la sua cultura industriale.

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Potreste descriverci come si è sviluppato il progetto?

Capace di affiancare le funzioni direzionali a quelle operative, il nuovo Polo, un edificio bioclimatico e nZEB si estende su 12.700 mq e ospita oltre 200 dipendenti. Un’architettura che cela alla vista impianti e parti tecniche. Poiché la normativa locale vieta la realizzazione di piani interrati per via del rischio di inondazioni, abbiamo inventato una soluzione inedita, che è diventata fondamentale per l’identità del Ferrero Technical Center: il “mezzanino tecnico” in cui sono raccolti tutti gli impianti per l’operatività dell’edificio. Questa è stata l’idea chiave per organizzare le varie attività richieste. È come se un edificio fosse costruito sopra un altro edificio: l’officina con una pianta completamente libera, poi il mezzanino tecnico, infine gli uffici con la loro struttura. Dal mezzanino, cavi e tubi si irradiano al di sopra verso le postazioni di lavoro degli uffici e al di sotto per alimentare i macchinari, completamente invisibili per chi osserva dall’esterno. La distinzione tra officina e uffici – due anime con esigenze completamente differenti – caratterizza l’edificio in tutte le sue funzioni e ne qualifica l’architettura. Il parallelepipedo è suddiviso in due volumi sovrapposti: quello inferiore, opaco, rivestito da pannelli con geometrie astratte in sfumature di colore dal giallo al rosso, nei toni del fogliame autunnale, e quello superiore, trasparente e aperto all’immensità. Rappresentazioni astratte, rispettivamente, delle colline – l’officina – e del cielo delle Langhe – gli uffici – dove il volume compatto massimizza tutti gli apporti passivi e limita le risorse per la sua gestione e manutenzione, ospitando nella parte inferiore le aree destinate alla produzione e in quella superiore gli uffici. La convivenza delle diverse funzioni si esprime attraverso superfici cieche in basso e trasparenti in alto. Sicurezza e comfort sensoriale sono i valori su cui si sviluppa l’intera architettura. Le numerose vetrate lo inondano di luce naturale, evitando così sprechi per l’illuminazione artificiale. La linearità delle superfici e i materiali scelti semplificano le operazioni di manutenzione, perché le risorse per la gestione siano ridotte al minimo, e al tempo stesso donano una chiara e sobria identità. Gli uffici sono invece un vero e proprio “campo”, portato in quota: pochi elementi fissi, geometrie coordinate e massima flessibilità per allestire i vari spazi. Un landscape attraversato da un percorso lungo il quale si incontrano “giardini volanti” e “pozzi di luce”, e dove le persone trovano nell’arco della giornata ambienti per lavorare, per concentrarsi, per rilassarsi o per partecipare; privacy quando serve, interazione e condivisione quando il momento lo richiede. Un susseguirsi di luci, colori, profumi, trasparenze e volumi da vivere soggettivamente, che rendono ogni luogo un’esperienza unica.

Quanto è stato importante studiare il contesto in cui questa realtà aziendale è nata e cresciuta negli anni?

Il punto di partenza del progetto è stato il paesaggio delle Langhe, con le sue colline tappezzate di vigneti e boschi di noccioli, da cui proviene l’ingrediente fondamentale della produzione del committente. L’azienda è fortemente radicata sul territorio, e continua a mantenere ad Alba il suo storico centro produttivo, dove tutto ha avuto inizio. Di riflesso, il nuovo Polo di Innovazione Tecnica trae dal panorama dei dintorni la sua unicità. Lo fa attraverso i colori delle superfici esterne, che richiamano le chiome autunnali degli alberi della zona, ma anche portando al suo interno il paesaggio, con una presenza importante di giardini pensili e con le grandi superfici vetrate che spalancano l’edificio al mondo circostante.

 

*Nell’immagine in evidenza e in quella interna all’articolo, il nuovo Polo dell’Innovazione di Ferrero ad Alba, progettato da Frigerio Design Group. Credits: Studio Campo

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