• giugno 05 2024

Da impatto zero a impatto positivo: la visione di The Circle

Transizione verde, sostenibilità, applicazioni tecnologiche innovative: sono stati questi alcuni dei temi al centro di The Exchange, l’Annual Conference di ManpowerGroup promossa per disegnare assieme il futuro del lavoro, che si è svolta il 30 maggio. Leggi qui!

C’è un nuovo modo di tornare all'agricoltura che non significa per forza “tornare alla terra” È quello offerto dall’agricoltura acquaponica, una tecnica sostenibile che mette in simbiosi l’acquacoltura dei pesci con le coltivazioni idroponiche di vegetali fuori suolo, abbattendo il consumo di acqua, terreno ed energia, nonché la produzione di scarti e le emissioni dannose per l’ambiente. Il comparto, considerato promettente per migliorare le rese agricole in modo scalabile e sostenibile, ha un valore di mercato globale di 864 milioni di dollari (2023) e, con un tasso di crescita aggregato del 12.5 per cento annuo, potrebbe raggiungere i 2.7 miliardi di dollari in dieci anni. E in Europa il più grande impianto acquaponico del continente si trova in Italia.

È quello di The Circle, azienda agricola romana fondata nel 2016 da quattro amici classe 1992: Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa, laureati in Biotecnologie a Tor Vergata, e Thomas Marino, laureato in Scienze Politiche alla LUISS. Da ex compagni di studi, intuirono l’urgenza delle nuove tematiche agroalimentari connesse ai cambiamenti climatici e demografici del pianeta, lanciando una startup diventata oggi una Pmi con 15 dipendenti e prospettive di crescita.

Come un seme piantato a due passi dal Tevere, grazie a un seed di 100mila euro raccolto tra i familiari dei fondatori, The Circle è germogliata con altri finanziamenti e round di investimento che l’hanno irrigata nel tempo fino a diventare un albero con radici salde in Italia. L’ultimo aumento di capitale da 2.1 milioni di euro, guidato da Opes Italia e Sparviero Holding, è avvenuto a settembre e oggi l’azienda è sostenuta anche da Regione Lazio, Bricofer, Gruppo CR, famiglia Brachetti Peretti e De Marinis Srl, la società di Achille Lauro. Risultato: The Circle è pronta a ramificarsi ulteriormente lanciando una campagna di assunzioni per un percorso di crescita all’insegna di nuovi impianti e dell’internazionalizzazione, nei prossimi 18-24 mesi. LINC ha parlato di questo e altro con Marino, responsabile marketing di The Circle.

Come è nata The Circle e l’idea di lanciarsi nel business dell’acquaponica?

Da un’esigenza condivisa di dar valore all’utilizzo intelligente del suolo e della terra, rispondendo alla sfida di produrre di più con meno risorse, in ottica di sicurezza alimentare globale. C’è una base scientifica: in natura non esistono scarti e l’acquaponica è un modello sostenibile a livello ambientale ed economico, scalabile e non sperimentale. Ci siamo lanciati in questa avventura nel 2016, non considerando opportunità di lavoro in grandi aziende e impegnando le nostre risorse per il primo impianto di 1000 mq, sorto nel 2017.

Da impatto zero a impatto positivo: come?

Partiamo dal fatto che non consumiamo suolo, il nostro metodo di coltivazione non immette CO₂ nell’atmosfera e per ogni kg di insalata prodotta risparmiamo 180 litri d’acqua, ossia il 90 per cento; la produzione per ettaro è doppia rispetto alla norma, abbattiamo l’utilizzo di diserbanti, fertilizzanti di sintesi e antiparassitari. L’illuminazione in serra è naturale e il consumo energetico di picco è tre kW per l’attivazione delle pompe d’acqua.

 

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Quali tecnologie utilizza The Circle?

Siamo nati come startup AgTech, portando concetti nuovi in un settore poco avvezzo al digitale. L’impianto è dotato di un software gestionale per la lettura dei sensori connessi con tecnologia IoT, tramite smartphone possiamo monitorare i valori vitali delle nostre 50mila piantine in mezzo ettaro di serre: temperatura, umidità, accensione dei sistemi e altro. Grazie alla blockchain è possibile tracciare il prodotto fin dalle origini, dal seme al raccolto. Abbiamo progettato inoltre un particolare sistema di piantagione “a torre” per quanto riguarda la coltivazione su più livelli fuori suolo.

Come siete cresciuti a livello finanziario?

L'attività di approvvigionamento di fondi è sempre stata ampia e diversificata: grazie a un bando Psr da 70mila euro della Regione Lazio ci siamo dotati di un impianto di pannelli fotovoltaici da 10 kW. Abbiamo chiuso un equity crowdfunding da 500mila euro che ci ha permesso di ampliare l’impianto di Fontana Candida fino a cinque mila mq, oggi il più grande d’Europa. Con un finanziamento da 1.5 milioni di euro, attraverso la misura Smart & Start Italia di Invitalia, abbiamo avviato la costruzione del primo impianto di trasformazione biomimetico d’Italia a L’Aquila, per una linea di pesti, oli e sali aromatizzati. L’ultimo aumento di capitale da 2.1 milioni di euro, guidato da Opes Italia e Sparviero Holding, ci permetterà ulteriori sviluppi.

Cosa bolle in pentola?

Le risorse finanzieranno la costruzione di due nuovi impianti di produzione di insalate ed erbe aromatiche acquaponiche destinate alla ristorazione, un secondo impianto a Roma da 7.500 mq e uno a Milano entro il 2025. Potremo quadruplicare la coltivazione fino a 200mila piante, mettendo a sistema un modello industriale con l’obiettivo di diventare il riferimento in Italia nel settore. In seguito cercheremo partner per espanderci in quelle capitali estere dove c’è attenzione per la sfida di garantire cibo sano e sicuro per tutti.

Come avete definito l’offerta sul mercato?

Per due anni abbiamo sperimentato la produzione di ortaggi, ma le barriere all’ingresso nel settore ci hanno orientato sulla coltivazione di insalate ed erbe aromatiche, in virtù dei cicli produttivi più rapidi, dell’alto valore aggiunto e della necessità di fare grandi volumi in poco spazio. La ristorazione è attenta ai valori di sostenibilità e molti chef stellati comprendono le peculiarità dei nostri prodotti: insalata, rucola, senape, mizuna, spinacio ed erbe aromatiche come basilico a foglie piccole, basilico rosso e origano. Oggi siamo in rete con 200 attività sul territorio nazionale, entro il 2025 puntiamo a 500. Siamo sopravvissuti al Covid, che è stato il periodo più difficile, il fatturato è in crescita e le previsioni sono buone.

Come è organizzata l’azienda? Ci sono assunzioni in vista?

The Circle rappresenta un nuovo modo di lavorare in agricoltura, che riduce l’aspetto usurante per figure più specializzate. Abbiamo 15 dipendenti e prevediamo di arrivare a circa 30 nei prossimi 18 mesi. Il reparto produzione include le semine, la raccolta e l’analisi dei dati; ci sono poi l’unità commerciale e marketing; i tecnici di impianto per la manutenzione; lo sviluppo finanziario e amministrativo. Il modello di espansione andrà a ricalcare questa struttura, attualmente sono tre le posizioni aperte: un direttore per il nuovo impianto in Abruzzo, un responsabile commerciale e un autotrasportatore per le consegne.

Com’è il mercato del lavoro? C’è interesse tra i giovani per il vostro settore?

I giovani sono i primi a capire che le competenze per fare agricoltura tech vanno oltre al classico titolo di agronomo, ma servono specializzazioni e lauree nelle discipline STEM e non solo. Dal canto nostro siamo aperti a collaborazioni con le scuole superiori e gli enti di formazione per corsi legati al mondo agricolo.

Quale consiglio darebbe a un giovane con un’idea per una startup?

Sicuramente l’Italia è un posto complesso per chi vuole innovare, ma questo non deve scoraggiare. Credere più di tutti nella propria idea, quando chiedi un prestito da 30mila euro in banca o quando sei costretto a cambiamenti in corso d’opera, fa tutta la differenza del mondo.


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Daniele Monaco

Giornalista freelance, ha collaborato con Ansa, QN-Il Giorno e con Wired Italia. Scrive di Economia e Internet, affiancando anche uffici stampa e agenzie di comunicazione come copywriter e consulente per la produzione di contenuti inerenti la trasformazione digitale, innovazione, sostenibilità, Industria 4.0, per realtà corporate, associazioni, enti pubblici, consorzi e startup.

 

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